08/09/2005

Suad Amiry con Maria Nadotti


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«Mi chiedo quale sarebbe la tua reazione se fossi vissuto sotto occupazione tutti gli anni che ci ho vissuto io, o se i tuoi diritti fossero violati giorno e notte, se il tuo villaggio fosse stato spianato con un bulldozer, o la tua casa demolita...». Suad Amiry è l'architetto palestinese che ha fondato il Riwaq, il centro per la difesa del paesaggio e l'architettura della Palestina. Nei suoi diari ("Sharon e mia suocera"; "Se questa è vita") tenta di raccontare con humor la vita di tutti i giorni a Ramallah, tra guerra, muri in costruzione e attaccamento alle abitudini quotidiane. La intervista Maria Nadotti, traduttrice italiana dei suoi libri.

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I racconti di Suad Amiry si contraddistinguono per la freschezza e la quotidianità di quanto viene narrato, in contrapposizione con le 'breaking news' che così tanto vanno di moda quando si parla del conflitto israelo-palestinese. Il nostro occidente non conosce cosa vuol dire aspettare giorni per poter fare la cosa più semplice, rimanere chiusi forzatamente in casa a causa di un coprifuoco o sostare sotto la pioggia ad un check point in attesa di passare dall'altra parte per poter anche solo lavorare. La guerra che fa da sfondo alla vita della scrittrice palestinese è vissuta, invece, anche con disincanto perché le situazioni che si creano sono molte volte paradossali. La convivenza forzata inoltre di Suad con la suocera, protagonista dei suoi romanzi, sdrammatizza anche gli episodi più tragici come bombardamenti, arresti e occupazioni armate. Trovare il lato umoristico nella tragedia che si sta vivendo è un modo per riuscire ad andare avanti. O si ride o si piange in Palestina. A completare la panoramica su questo mondo, ha contribuito durante l'incontro anche la lettura di alcuni brani tratti dai romanzi di Suad Amiry da parte di Edvige Ciranna e Laura Torelli.

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