04/09/2014

LA MAFIA VINCE SEMPRE?

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Ciò che continua a sorprenderci della mafia è la sua capacità di adattarsi a qualsiasi contesto sociale e di rigenerarsi proprio quando sembra sconfitta, mutando forma ogni qual volta si verifichi un cambio di guardia ai vertici dello Stato e delle istituzioni. La connivenza criminosa di parte della politica e delle amministrazioni locali non fa che rafforzare la percezione di trovarsi di fronte a un fenomeno inestirpabile. Ma è veramente così? Perché gli italiani hanno bisogno di pensare che la mafia abbia vinto (e debba sempre vincere)? Ne parlano insieme lo storico siciliano Salvatore Lupo (La mafia non ha vinto. Il labirinto della trattativa) e lo scrittore Carlo Lucarelli.
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La mafia non vince sempre, anzi, sono 20 anni che non vince affatto. Un evento sicuramente diverso dal solito quello di ieri sera con Carlo Lucarelli e Salvatore Lupo al Palazzo San Sebastiano. In un momento storico fatto di «cittadini a intermittenza», per citare Don Ciotti, anch'egli ospite di questo Festivaletteratura 2014, il primo errore da non perpetuare è tradurre il passato in presente. Dalla morte di Falcone e Borsellino molto è cambiato e molto altro si è concluso senza che la mafia potesse credersi vincente, ma, ci tiene a precisare Lupo, «non significa certo che abbiamo vinto noi». Una mezza vittoria, non gratis viste le ferite importanti e dolorose che non vogliono ancora rimarginarsi, ma anche una grande affermazione di dignità per il nostro Paese. Allora, c'è qualche vincitore? Lo Stato è troppo colluso con la criminalità organizzata per far pendere una volta per tutte l'ago della bilancia dalla sua parte? «Non dobbiamo scoprire l'acqua calda tutti i giorni: esiste un ordinamento sotto tenebroso, sotto le istituzioni» e lo Stato sceglie di agire nel momento in cui sente minacciata la sua stessa esistenza. Per quanto si voglia evitare di vivere con l'eterno spettro del 1992, bisognerà ammettere che un elevato numero di condanne, cacce all'uomo e omertà non sono diminuite, e che la mafia, nelle sue svariate forme, sembra essere ancora ben inserita nei centri nevralgici dell'economia e della politica. Eppure, fa notare Lupo, se anche ci fossero trattative tra Stato e mafia, chi ci dice che queste abbiano agevolato la mafia e non, invece, lo Stato? Chi può davvero confermare a chi sono andati i benefici? «L'Italia non ha molto da dare alla mafia per appetirla» sottolinea lo storico italiano, soprattutto in questa spossante crisi economica. Da questo punto di vista, si può leggere la mafia come un'organizzazione che lavora in collaborazione e non controllando completamente ciò che gli serve. Anche quando si tratta di politica essa strumentalizza ciò che già esiste. Argomento intricato e complesso su cui si aprono davvero molte riflessioni e diversità d'opinioni, ma che si può approfondire grazie al libro dell'ospite, "La mafia non ha vinto", edito da Laterza.

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