09/09/2007

John Banville con Enrico Franceschini

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Considerato un vero maestro di stile della lingua inglese, Banville, con i suoi romanzi, perfetti esempi di equilibrio tra una scrittura precisa e raffinata e un sottile umorismo nero, spazia dai racconti a sfondo scientifico ("Keplero") al noir ("Dove è sempre notte"), dal romanzo nostalgico ("Il mare") alle memorie ("Ritratti di Praga"). Lo scrittore irlandese dialoga con il giornalista e scrittore Enrico Franceschini.

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Vincitore del Booker Prize nel 2005 con Il mare, lo scrittore irlandese John Banville ha presentato questa mattina al Palazzo San Sebastiano il suo ultimo libro "Dove è sempre notte", intervistato dal giornalista e scrittore Enrico Franceschini, corrispondente da Londra per "La Repubblica". Quest'opera si differenzia moltissimo dalle precedenti perché si tratta di un giallo: «avevo bisogno di un radicale cambiamento nel mio stile di scrittura», spiega Banville. In Inghilterra il libro è stato addirittura pubblicato con uno pseudonimo, per far capire ai lettori più affezionati che aveva scritto qualcosa di veramente diverso. I libri di Banville appaiono spesso al pubblico come oscuri e difficili, ma a lui sembrano estremamente chiari: gli piace moltissimo Simenon, dal quale prende ispirazione, anche se questi scrive in modo totalmente diverso, con un vocabolario molto più ristretto rispetto ai sofisticati noir di Banville. È uno scrittore che ha raggiunto livelli letterari altissimi, nonostante questo con convinzione ci dice «quando scrivo un noir, mi sento un artigiano, guardo ai miei scritti come a pezzi di artigianato, che sono i più belli di tutti, ma mai abbastanza belli per me».

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