10/09/2009

L'URBANISTICA DEI MESSAGGI


2009_09_10_029
Un dialogo tra Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servetto
 sul ruolo di segni, lettere e oggetti nella città.
 Dar forma alle aree urbane non significa soltanto organizzare razionalmente gli spazi, limitarsi a soddisfare criteri di abitabilità e funzionalità: creare un'empatia tra luoghi e persone è un bisogno estetico altrettanto impellente, una fusione tra linguaggi che Italo Lupi, direttore responsabile della rivista "Abitare" e gli architetti Ludovico Migliore e Mara Servetto hanno posto al centro dei loro rivoluzionari interventi. Sia in Italia che all'estero, i tre vantano prestigiose collaborazioni, che spaziano dall'urban design all'organizzazione degli spazi museali, dall'architettura alla comunicazione visiva, tra cui il progetto "Look of the City" pensato per Torino in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006.



L'evento 029 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente non era prevista la presenza di Beppe Finessi.
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È uno sguardo molto particolare, sulla città, sugli spazi, sui segni che ci circondano tutti i giorni come caratteri a stampa, quello che Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servetto cercano di spiegare al pubblico, arrivato come sempre numeroso al Teatro Bibiena. Uno sguardo che sappia cogliere gli elementi significativi di una città e dargli voce, attraverso altri segni, altre forme, come una specie di sceneggiatura e insieme regia che interviene nei momenti più comunicativi e delicati che uno spazio urbano vive: gli eventi. Negli esempi di Lupi&Co questi momenti hanno i nomi di Torino e delle sue Olimpiadi invernali, di Pavia e del suo Festival dei Saperi, ma anche di Mantova per questo nostro Festivaletteratura, per il quale questa squadra di impressionante efficacia e intelligenza non ha lesinato consigli. Qualche anno fa, nell'ultima pagina di un bellissimo libro, Italo Calvino diceva che l'inferno è quello che viviamo tutti i giorni e che due sono i modi per non soffrirne: «Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio». Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servetto, con i loro lavori, fanno sicuramente parte della seconda categoria.

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