12/09/2010

IO E LA MIA BICI


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Non occorre scavare tanto nella memoria: il ricordo della prima bicicletta di solito è nitido, brillante. Il velocipede domina la scena, avvolto da quella nebbiolina opalescente che conferisce un'aura speciale all'apparizione dell'attesa divinità meccanica. Questa epifania a pedali dura un attimo ma resta per sempre. Poi vengono la ghiaia tritata dalle ruote, le ginocchia sbucciate, la gioia irresponsabile della velocità. Margherita Hack ed Emilio Rigatti - tra i tanti testimoni di "La mia prima bicicletta" - raccontano le proprie memorie ciclistiche d'infanzia e insieme la lunga fedeltà alle due ruote a un viaggiatore del calibro di Patrizio Roversi.

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Italiano
Il Cortile della Cavallerizza è da sempre luogo deputato ai grandi bagni di folla del Festival, ed anche oggi la tradizione è mantenuta: sacrosanto ed attesissimo pienone per Margherita Hack, Patrizio Roversi ed Emilio Rigatti, chiamati a conversare sulla comune passione per la bicicletta. Lo spunto da cui parte il mattatore Roversi, di casa a Mantova per origini e assidua partecipazione al Festival, è l'analisi di alcune biciclette temporaneamente «offerte» dal pubblico, di cui si è cercato di individuare il proprietario e descriverne pregi e difetti. La Hack non lesina consigli - «Con la sella così bassa fai molta più fatica», ammonisce una ragazza -, spiega come la bici sia in realtà un potenziale laboratorio di fisica per spiegare le grandi leggi universali e la promuove a pieni voti perché fa sudare, eliminare tossine e oltretutto serve a ridurre l'afflusso del petrolio libico, con grandi benefici per il pianeta. Incalzata da Roversi spiega poi le sue ricerche al Cern di Ginevra, ed il discorso si fa serio quando Rigatti afferma che il viaggio ed il movimento «sono una carica di dinamite contro i pregiudizi». Si conclude in leggerezza: dal pubblico chiedono della bicicletta di Berlusconi - «Sicuramente tutta d'oro, anzi di certo userà un motorino, con tutto il petrolio libico che ha...!» - e del 2012, definito «una bischerata», e sull'onda di un lunghissimo applauso si conclude questa strepitosa chiacchierata.

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