10/09/2005

SOCIETÀ CREATIVA, SOCIETÀ OZIOSA


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Cento anni fa, nei paesi industriali, novantasei lavoratori su cento svolgevano mansioni fisiche e ripetitive. Oggi, invece, nei paesi postindustriali, due terzi delle attività sono di tipo flessibile o creativo, senza vincoli di tempo e di spazio, più simili all'ozio che al lavoro. Perciò il creativo coltiva l'arte dell'ozio, consapevole che la civiltà nasce dal tempo libero e che, senza una classe oziosa, l'umanità non si sarebbe mai sollevata dalla barbarie.

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Parola chiave: ozio. Non pensate al dolce far niente però, quello è lo sport dei pigri o la forma preagonica dell'ozio creativo; così almeno dice Domenico De Masi chiacchierando con la folla complice e con l'interlocutore Armando Massarenti. Per cercare di far luce sul mondo del lavoro il sociologo prova, con umorismo innato e allegria contagiosa, a spiegare la ricetta per viverlo meglio. Scherza sulle numerose invenzioni per trascorrere più tempo in ufficio e poi sull'horror vacui di stare senza far niente, spiegando che bisognerebbe coltivare un tipo di vita in cui ricchezza, lavoro, studio, gioco, fossero tutt'uno. La capacità di De Masi di trattare questi argomenti in modo divertente induce a credere nella creatività che produce idee, valorizzare la complessità della società postindustriale che deve lasciarsi alle spalle quella industriale e scommettere sulla sintesi di fantasia e concretezza nei gruppi di lavoro. In un intervento da parte del pubblico De Masi viene accusato di aver trascurato i problemi quotidiani e le sofferenze dell'umanità: l'ospite ribatte chiarendo di non essere in possesso della formula perfetta per risolvere tutti i dolori del mondo, che lui per primo ricorda e vede specialmente durante i suoi soggiorni in Brasile. Tuttavia può svelare l'idea parziale e imperfetta per insegnare a noi occidentali malati di lavoro a non sciupare il tempo e coltivare l'ozio creativo.

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