10/09/2005

CHIMERA


2005_09_10_148
Il Contato del Canavese/Teatro Giacosa di Ivrea da "La chimera" di Sebastiano Vassalli


«Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1590, giorno di Sant'Antonio Abate, mani ignote deposero... sulla grande ruota in legno... della Casa di Carità di San Michele fuori le mura a Novara, un neonato di sesso femminile, scuro d'occhi, di pelle e di capelli: per i gusti dell'epoca quasi un mostro». Così inizia la storia di Antonia, la strega di Zardino, processata e condannata nel 1610, sullo sfondo di un paesaggio storico dominato dalla Controriforma e dall'Inquisizione.
 progetto e drammaturgia di Lucilla Giagnoni; regia di Paola Rota.

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Italiano
La storia è quella di Antonia, i colori quelli delle cime delle montagne che dominano la regione alla quale danno il nome: il Piemonte. Lucilla Giagnoni entra in scena, e ci ritroviamo immediatamente immersi nell'anno domini 1600, periodo dell'inquisizione, in una storia in cui la vita, il potere, la superstizione e la forza sono le protagoniste. La forza, appunto, raccontata nelle pagine di Sebastiano Vassalli dalle quali è stato tratto lo spettacolo. Antonia, la giovane molto bella, forse fin troppo, ingiustamente accusata di stregoneria sulla base di pettegolezzi, calunnie, ingenuità e ossessioni, viene processata, condannata e infine arsa viva tra l'assurda gioia liberatoria della folla. Sul palco nessuna scenografia se non la presenza dell'attrice con la sua veste bianca e porpora. Le emozioni ci travolgono sin dall'inizio e ci portano dritti ad un finale drammatico. A contribure alla magia dello spettacolo, sono le note coinvolgenti che talvolta sovrastano e talvolta accompagnano le trasformazioni dell'attrice che da narratore si fa amica e poi madre di Antonia e ancora prelato fanatico. Un racconto che prende forma dalle parole e dai gesti carichi di suggestione, che dal palco ci giungono tanto limpidi da travolgerci in un finale esplosivo.

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