11/09/2010

LE CONFESSIONI SBILENCHE DI UN TIFOSO SUO MALGRADO


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L'amore per il calcio, si sa, non risparmia nemmeno i poeti. Scorrendo le vecchie foto di un album di famiglia, Valerio Magrelli ("Addio al calcio") racconta piccole storie legate al pallone di cuoio: la memoria dei campetti improvvisati, le domeniche trascorse nell'attesa dei risultati, le immagini dei campioni della propria infanzia deformate dalla fantasia. Finite le partite, resta la trasmissione di padre in figlio di una passione che diventa tradizione domestica e insieme culto nazionale.

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Italiano
Valerio Magrelli «confessa» i suoi peccati calcistici davanti al pubblico dell'Aula Magna dell'Università, attraverso la lettura di alcune delle 90 storie che compongono il suo ultimo libro "Addio al calcio".
Magrelli parla del suo forzato abbandono calcistico con l'ausilio di diapositive che ci mostrano le imbarazzanti foto di un grande appassionato al gioco: il carisma e la simpatia del poeta romano catturano l'attenzione del pubblico, che riesce a immedesimarsi nelle storie care a ogni italiano, proprie di qualsiasi campetto di città.
Si passa da Ronaldo alle vignette degli anni '20, dai campi improvvisati in spiaggia fino ad arrivare al difficile rapporto (calcistico) con un figlio malato di playstation. L'incontro è stato gradevole e sincero, condotto con un lessico familiare perfetto per commentare l'unico grande collante che, in Italia, riesce a unire generazioni molto diverse tra loro.

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