Boltanski, Christophe
Persona
Boltanski Christophe al Festivaletteratura 2017 - ©Festivaletteratura
«Avevamo paura. Di tutto, di niente, degli altri, di noi stessi»: è questa l'infanzia di Christophe Boltanski, giornalista, scrittore e redattore capo della rivista "Revue XXI", discendente di una famiglia ebrea scampata alla Shoah. Nato nel 1962, Boltanski è stato inviato e reporter di guerra nel Golfo Persico e a Gerusalemme. Nonostante la carriera giornalistica itinerante, la sua giovinezza, trattata nel libro "Il nascondiglio" (vincitore del Prix Fémina 2015), è stata vissuta tra le mura della casa di famiglia, una vera e propria entità che ha protetto il nonno e nella quale la nonna vive tuttora. Cristophe, come tutti i suoi fratelli, non è mai uscito da quella casa e non ha mai frequentato la scuola pubblica, imparando da autodidatta grazie a zii e nonni letterati e artisti. "Il nascondiglio" non è un quindi un semplice memoir familiare, ma è anche il racconto di una paura che «teneva insieme come un cemento concreto» tutti i legami familiari e, nel contempo, «un inno alla memoria» che apre una riflessione sullo sterminio degli ebrei in Europa; sterminio che non smette di impaurire nonostante la caduta del nazismo.(foto: Twitter @cboltanski)
«We were afraid. Of everything, of nothing, of others, of ourselves»: this is the childhood of Christophe Boltanski, a French journalist, intellectual and writer, a descendant of a Jewish family that survived the Holocaust. Born in 1962, Boltanski has been sent to the Persian Gulf and Jerusalem as a war reporter. Despite his career as a travelling journalist, his youth, examined in the book "Il nascondiglio" (winner of the 2015 Prix Fémina), which was lived within the walls of the family home, a considerable which protected his grandparents. Cristophe, like his brothers, never left that house and did not attend state school, and was homeschooled by his aunts, uncles and grandparents who were writers and artists. "Il nascondiglio" is not a simple family memoir, it is also the tale of a fear that «held the family together like a concrete block» and, at the same time, it is an «ode to memory» which opens up a reflection on the Holocaust of Jews in Europe; something which never fails to generate fear, despite the fall of Nazism.(photo: Twitter @cboltanski)