04/09/2003

I VICERÈ


2003_09_04_053
Dal romanzo di Federico De Roberto


a cura di Simona Gonella;

Angelo De Leonardis: baritono; Debora Del Giudice: pianoforte


Un intellettuale, un pianoforte, sedie sparse, gente che rumoreggia. Il conferenziere dà il via al racconto, gli avventori zittiscono, un pianista e un cantante fanno da contrappunto. Inizia, così, la saga di una grande famiglia aristocratica di ascendenza spagnola, gli Uzeda. Sullo sfondo delle intricate vicende familiari, lo sbarco dei garibaldini, il collasso del regno delle Due Sicilie, l'unificazione d'Italia. Alla fine una semplice constatazione, di inquietante attualità: «Un tempo la potenza della nostra famiglia veniva dai re, ora viene dal popolo. La storia è una monotona ripetizione. Nostro dovere non è di disprezzare il nuovo, ma di servircene a nostro vantaggio»


Battello ore 18.15 L'evento 053 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto presso il Club Nautico.
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Italiano
Capolavoro di Federico De Roberto, di difficilissima trasposizione cinematografica, "I Viceré" ben si presta ad essere compendiato e recitato da un solo autore, purché sia particolarmente espressivo. L'esperimento in questione ha deliziato i fruitori: leggere le vicende della nobile famiglia catanese di ascendenza spagnola, gli Uzeda-Francalanza, è sicuramente piacevole, ma udire la tensione delle voci e vedere la deformazione dei volti rende la storia ancora più avvincente. Tra le ingiurie del benedettino don Blasco, gli scongiuri del principe Giacomo, le mosse e i raggiri dell'usuraia donna Ferdinanda, le peripezie erotiche pre-brancatiane di Raimondo, la figura di Consalvo, abile «trasformista», il pubblico ha l'impressione che avesse ragione Leonardo Sciascia, quando affermava che "I Viceré" è il miglior romanzo italiano, dopo I Promessi Sposi.

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