06/09/2003

Zygmunt Bauman con Ida Dominijanni

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Zygmunt Bauman è professore emerito di Sociologia nelle Università di Leeds e di Varsavia. I suoi studi toccano gli ambiti della filosofia, della politica, dell'etica. Le sue ricerche più recenti ("La solitudine del cittadino globale") sono dedicate alla perdita dell'appartenenza comunitaria da parte dell'uomo della società globalizzata, solo ed illusoriamente libero di fronte ai modelli imposti dal mercato. Lo incontra la giornalista e saggista politica Ida Dominijanni.

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Alla domanda di Benedetto Vecchi: «Come può la democrazia reale, in crisi, ripensare all'Agorà?», Zygmunt Bauman risponde: «La portata dei problemi sui quali siamo chiamati ad offrire soluzioni è rappresentata da questo dato: oggi le 105 persone più ricche del mondo possiedono una ricchezza che corrisponde al 50% del reddito dei più poveri del mondo». In passato si usava il termine «universalizzazione»; che cosa significa oggi invece il termine globalizzazione? L'universalizzazione, concetto di derivazione Kantiana, è legata alla diffusione, verso gli altri, del benessere, del sapere, della scienza, della libertà, della democrazia. Per inverso, la globalizzazione è un processo al di fuori di ogni controllo, unilaterale, in un disordine mondiale. Siamo di fronte ad un'umanità fatta di individui interdipendenti, incapaci di agire insieme, e che si trova a fronteggiare un dilemma: aumentare sempre di più i confini o essere una comunità di valori che è anche comunità di responsabilità. Perché democrazia e libertà dipendono dalla totalità delle relazioni globali.

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