11/09/2004

Joseph Stiglitz


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Premio Nobel per l'Economia, autore di studi di economia monetaria, finanza, economia del benessere ed economia dell'informazione, Joseph Stiglitz è stato docente nelle più prestigiose università americane e consigliere economico della presidenza Clinton. Ai vertici della Banca Mondiale fino al 2002, Stiglitz negli ultimi suoi interventi ("La globalizzazione e i suoi oppositori") legge i rapporti di forza tra le economie mondiali, criticando le politiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale. Dialoga con il professor Vittorio Emanuele Parsi, dell'Università Cattolica di Milano. 

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L'economia di mercato priva dell'etica e dell'interferenza dei processi democratici non riesce di per sé a mitigare le asprezze del mercato. In ambito internazionale le regole del gioco risultano sfavorevoli per i paesi in via di sviluppo. Il fondamentalismo economico, e cioè la visione secondo cui il mercato da solo è sufficiente sta producendo una crisi enorme nella globalizzazione, fatto che fa dimenticare i suoi effetti positivi di cui il Festivaletteratura - tante persone che convengono in uno stesso luogo - è uno degli esempi più tangibili. La tesi dell'irrilevanza dell'etica nel mercato è stata smentita dai fenomeni degli anni '90 caratterizzati dal conflitto d'interessi che si è rivelato come problema sistematico danneggiando azionisti, lavoratori, aziende ed economie. Per quanto siano probe le persone, possono cadere in tentazione, ecco perché è auspicabile l'intervento della legge. Nelle società democratiche esistono meccanismi di controllo e di bilanciamento. Ecco in sintesi i temi di "I ruggenti anni '90", l'ultima fatica di Joseph Stiglitz pubblicata in Italia. E «Se talvolta si può non essere d'accordo sul piano politico con Stiglitz, coi suoi libri si è sempre d'accordo», parola di Vittorio Emanuele Parsi.

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