08/09/2005
AMIRI BARAKA E BLUEARK IN CONCERTO
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«Jazz and Poetry» è un'espressione artistica poco diffusa nel nostro Paese e nello stesso repertorio musicale afro-americano, dove l'inserimento della parola si attua prevalentemente attraverso il canto. Ciò che propone Amiri Baraka, personalità di riferimento della cultura afroamericana, è qualcosa di diverso. La parola, spesso tagliente veicolo di rivendicazioni politiche, si sovrappone con forza all'esecuzione strumentale e ne determina le escursioni dinamiche, è una forma di martellante recitativo, sostenuta da uno sfondo di percussioni che con piano, sax e contrabbasso, può crescere fino al parossismo.
Amiri Baraka: voce e poesie; Amina Baraka: voce e poesie; Rahman 'Herbei Morgan': sax tenore; Steve Colson: pianoforte; Brian Smith: contrabbasso; Pheeroan Aklaff: batteria; Dwight West: violino.
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All'arrivo nel chiostro della chiesa di Santa Paola si è subito attratti dal piccolo palco situato a ridosso delle prime file di spettatori. Una luce blu lo avvolge, assieme agli strumenti ancora in attesa di qualcuno che li faccia vibrare. L'atmosfera è molto intima e il pubblico, numeroso, rumoreggia in trepidazione. All'entrata dei musicisti scroscia l'applauso e l'atmosfera si scalda, come se i Blueark, il gruppo di artisti che accompagnano Amiri Baraka, portassero con loro un pezzo dell'America del blues. Perché quello di stasera è un concerto di blues vivo, pulsante, che porta con sé la storia del popolo afro-americano, che è blues ma contemporaneamente molte altre musiche. Ai Blueark segue l'ingresso di Amiri Baraka, che scatena un altro applauso. Il concerto dura più di un'ora, e le canzoni suonate saranno solo quattro: ogni canzone è per Baraka una «occasione per lasciare che le parole si accompagnino alla musica, in un parlato-cantato che tocca tanti argomenti e tanti sentimenti». Anche un concerto può essere un momento importante per esprimere le proprire idee: Baraka lo fa, parlando-cantando delle lotte degli afro-americani e di tante ingiustizie che accadono cui bisogna porre rimedio, predendone coscienza anche attraverso la musica.