09/09/2005

LA SCRITTURA E IL CORPO


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«Non mi ero mai accorta prima che il corpo potesse parlare. Soprattutto, non mi ero mai accorta di saperlo ascoltare. Ora che parte della sensibilità se ne è andata, lo sento». Barbara Garlaschelli, affermata autrice di libri per ragazzi e di noir (con "Sorelle" si è aggiudicata nel 2004 il premio Scerbanenco), ha raccontato in "Sirena" la vicenda dell'incidente che a sedici anni le ha procurato una grave lesione alla colonna vertebrale: una storia priva di autocommiserazione e amorevolmente attenta soprattutto verso il proprio corpo, nuovamente conosciuto. La intervista l'amico Massimo Cirri.

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Italiano
All'evento di Barbara Garlaschelli, gran parte del pubblico è disabile. Forse perché ha trovato in Barbara una voce tenace ed incisiva che parla il doloroso linguaggio del disagio, della disabilità. Ma Barbara lo fa in un modo particolare, lo fa realisticamente ma soprattutto con una consapevolezza disarmante. Lo stile autoironico che accompagna i suoi racconti, reali, è lampante e sorprendente, modalità che ha subito appassionato il pubblico. Massimo Cirri dirige magistralmente i dialoghi con Barbara, che essendo sua amica da tempo, grazie a creazioni narrative complementari di anni fa, si permette anche di prenderlo in giro. La tematica centrale dell'evento (che fa riferimento anche al libro "Sirena") è il corpo, inteso come il principale mezzo di interazione, corpo che Barbara ha faticato ad accettare dopo l'incidente, a detta sua 'fantozziano', del 3 agosto 1981, quando aveva quindici anni e, per gioco, si è tuffata in acqua bassa, provocando l'incidente che le ha sconvolto la vita. Barbara ha parlato con voce bassa e ferma del percorso «lungo, difficile e doloroso» del riprendersi se stessa ed il suo corpo che non s'è più mosso dopo l'incidente ma che proprio in quel momento, ha acquisito ancora più importanza di prima. La mente di Barbara l'ha spronata alla rinascita e l'ha condotta alla piena riconquista della sua corporeità. Barbara ha definito il suo stile di scrittura uguale al suo respiro, così affannoso, come le sue trame letterarie, come la sua infinita punteggiatura, che dà ritmo ai suoi testi. Il meccanismo principale che l'ha spinta a tornare ad amarsi è stato la sopravvivenza, perché il suo spirito tenace non l'ha mai fatta accontentare di niente.

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