09/09/2005
IL FUNAMBOLO E LA LUNA
2005_09_09_102
Una moderna Sibilla, con sapienza oracolare, ci guida tra i segreti di un circo, che pianta il suo immaginario tendone in una città portuale intrisa di umori greci. Ai clowns, ai giocolieri, ai cantastorie ma soprattutto all'aereo e superbo funambolo sospeso su una corda di luce che si protende alla luna, il poemetto di Ritsos affida i magici ruoli di alfieri e metafore della realtà. Dai loro dialoghi sbocciano le verità e le passioni del poeta greco: il volo vertiginoso della poesia e dell'arte, il tumulto della storia, lo scatto della speranza in una rigenerante purificazione dell'uomo.
con: Alessio Romano, Leonardo Adorni, Iacopo Maria Bianchini, Alessandro Mori; musiche originali di: Daniele D'Angelo; progetto di: Elisabetta Pozzi e Daniele D'Angelo.
L'evento 102 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto presso l'Area di Santa Paola.
L'evento 102 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto presso l'Area di Santa Paola.
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Italiano
C'era una volta un giardino imperlato di stelle. C'era un silenzio fatato su cui passeggiava un funambolo tendendo la mano verso la luna. D'un tratto uno scambio di voci e di immagini ricche, preziosi cristalli a lungo rimasti nascosti: lo sguardo di un uomo a sfiorare le onde del mare, un canto d'amore e di estrema dolcezza, gli echi del mito e ancora l'amore, oltre il principio e la fine. E tra una carezza e il rimpianto di fogli strappati irrompono i suoni di un circo dai mille colori, dove si alternano volti che rievocano dei ed eroi: Artemide, Persefone, Alekos, Euridice. Ione. Che la festa cominci, sfavillante e gioiosa, grassa di risa! Ma un colpo insanguina il cielo: tra danzatori, cavalli e domatori, s'insinuano spari e lamenti di morti in battaglia, incalzano grida... e gli stivali pesanti dei militari impauriscono fino al terrore. Per qualche istante acrobati e clowns cedono il posto ai partigiani delle montagne; tuttavia non s'arresta il fragore del circo, seppur l'allegria sia venata di malinconia. Finché l'estate non volge al crepuscolo. Del variopinto tendone rimangono solo i montanti: ritornano quiete e respiro. Nostalgia. Tra i crepacci, però, sospeso su un filo tra valli azzurrate, il funambolo va, poeta e profeta, ancora anelando alla luna; cammina, in equilibrio eternamente precario, mascherando leggero il rischio e il travaglio. In un bacio argentato.