10/09/2005

Cesare Viviani con Enrico Testa


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Nell'itinerario poetico di Cesare Viviani - dai versi di "Summulae" all'ultima raccolta "La forma della vita" - stupisce la straordinaria capacità di mutare continuamente le forme di una scrittura che dalle lontane esperienze ludico-informali degli anni Settanta si è fatta nel suo ultimo libro 'prosa' del luogo comune e delle parole correnti riconosciuti come il «segno più vero del passaggio umano», a cui però s'accompagna tenacemente un'idea della poesia come «vista dell'invisibile» e del poeta come «colui che pone al centro della propria esistenza ciò che non si spiega». Lo introduce Enrico Testa, saggista e poeta.

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Italiano
Presentato da Enrico Testa, a sua volta poeta e curatore di antologia, filologo e critico letterario, Cesare Viviani ha parlato soprattutto del suo ultimo libro "La forma della vita", che vuole essere un affresco del nostro tempo e il cui titolo scaturì, anni fa, da una conversazione telefonica con Giovanni Giudici, al quale lo legava una profonda amicizia e stima, da lui considerato uno dei massimi poeti del secondo novecento, insieme a Zanzotto e Luzi. I temi fondamentali di questo libro sono in realtà quelli che accompagnano tutto il percorso poetico di Viviani, ovvero la narratività, in quanto ognuno di noi quotidianamente è un piccolo prosatore, l'innafferabilità del senso della vita perché tutti abbiamo un bisogno enorme di certezze e una forte fiducia nella poesia come medium espressivo. In ultimo, il poeta senese afferma che questo è un libro dedicato agli invisibili per contrastare quella visibilità che oggi tutti cercano e che spesso si traduce in arroganza.

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