06/09/2006

CHE COSA SA DI ME IL MIO CANE?


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«Cosa vede uno nel corso di una giornata? Infinite tonalità, infinite identità, le più dissimili, le più dissonanti, le più contrastanti. E uno scrittore è tanto più grande, quanto più riesce a tenerle insieme». Franco Marcoaldi è convinto che questo sia il compito di chi scrive, e soprattutto di chi come lui ha scelto la poesia per esprimere le mille sfumature dell'esistenza. La poesia e il canto degli esseri viventi, come nel suo ultimo "Animali in versi", sono il tema dell'incontro con Stefano Giovanardi, docente di Letteratura Italiana, critico e giornalista.

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Italiano
«Il problema non è tanto/ che io parlo e lui non mi capisce./ Semmai il contrario: il vero enigma/ è il cane, che tutto sa di me/ e mai ne riferisce». Così si è aperto l'incontro con Franco Marcoaldi e Stefano Giovanardi, questa sera al chiostro di S. Francesco. Attraverso le opere di Marcoaldi, Giovanardi analizza con sguardo critico lo sviluppo letterario dello scrittore fino alla sua ultima raccolta "Animali in versi". La scrittura si trasforma: dalla rigida metrica delle prime opere, spoglia di metafore, ma ricca di giochi di rime e dai contenuti che insistono sull'ambivalenza dei sentimenti e delle figure, fino al verso più libero e al cambiamento di prospettiva del suo ultimo lavoro. Marcoaldi, infatti, si cala nella realtà degli animali per ritrovare la realtà dell'uomo. La poesia prende vita, come una musica, dalla voce dell'autore, e con lei l'animale si trasforma, pare quasi materializzarsi davanti a noi; e basta guardarlo negli occhi per convincersi che, forse, anche lui ha un'anima.

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