08/09/2006

Jurij Druznikov con Enrico Franceschini

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Narratore e saggista, più volte candidato al Nobel per la Letteratura, Jurij Druznikov vive dal 1987 negli Stati Uniti dopo essere stato censurato nell'ex-Unione Sovietica per oltre quindici anni. Angeli sulla punta di uno spillo, pubblicato nel 1990 e arrivato finalmente in Italia quest'anno, è stato scelto dall'Unesco come il migliore romanzo contemporaneo in traduzione. Della sua patria, di letteratura, giornalismo e di ruolo e responsabilità degli scrittori Druznikov parla con il giornalista e scrittore Enrico Franceschini.

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Jurij Druzhnikov è stato un fiume di parole durante la presentazione del suo libro "Angeli sulla punta di uno spillo", corposo manoscritto che l'autore iniziò a scrivere nel 1969, senza vederlo pubblicato prima del crollo del regime sovietico. Incalzato dalle domande di un pubblico curioso, Druzhnikov ha risposto con ironia alle domande e ha sottolineato come sia strano che di questo libro se ne parli più all'estero che in Russia, abbandonata dallo stesso nel 1987 per una cattedra in California. Lo scrittore russo ha parlato di attualità, senza nascondere l'ammirazione per i difetti del paese di adozione, di letteratura, rimproverando la pigrizia dei lettori giovani (che però gli hanno ispirato il libro che sta scrivendo), e di come ha vissuto lui, esiliato in patria tra le strette maglie del regime sovietico. Questo tema trova spazio nel volume in esame, considerato, a ben diritto, uno dei migliori del Novecento. Pagine dense di tormento, in cui l'occhio di un immaginario grande fratello accompagna il libro medesimo e la vita dei cittadini sovietici.

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