10/09/2006

Tim Parks con Gianni Riotta


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È tra i mestieri maggiormente ambiti, ma pochi arrivano a praticarlo. E ancora meno sono quelli che riescono a mettersi in luce in un settore, quello della comunicazione, sempre più messo in discussione. Ma quali caratteristiche e talenti deve possedere un bravo giornalista? Ne parlano uno scrittore, attento osservatore della realtà italiana ("Il silenzio di Cleaver") e uno dei più stimati giornalisti italiani che non disdegna qualche incursione nella narrativa.

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Italiano
Gianni Riotta ha presentato l'ultima fatica letteraria di Tim Parks, "Il silenzio di Cleaver", che narra di un giornalista che ha abbandonato tutto e tutti, una vita scomoda e intermittente per una baita in montagna, nel Sud Tirolo, dove è certo che non ci possano essere inglesi a riconoscerlo. E così Cleaver si mette alle spalle una carriera di successo come giornalista televisivo per isolarsi su una baita a ridosso dell'Austria. Riotta e Parks hanno ripercorso queste suggestioni, forse un po' troppo romanzate rispetto alla realtà, e poi sono stati incalzati dalle domande del pubblico sul ruolo del giornalismo, soprattutto il vicedirettore del "Corriere". Che ha ribadito come non esiste un grande giornalista che non sia anche umile e disposto ogni giorno a sapere che può imparare qualcosa di nuovo. Mentre Parks ha esposto la sua idea di italiano d'adozione che, dopo 25 anni di permanenza nel veronese, rimane ancora sorpreso di vedere l'incidenza della famiglia, del nucleo familiare espanso, sulle scelte individuali. E così i due si divertono a snocciolare aneddoti, rileggendo qualcuno dei vizi d'Italia, sorvolando il pianeta malato del calcio. L'incontro è stato molto vivace, ed è sembrato di assistere più a un incontro fra amici che a un dibattito fra scrittori e lettori.

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