10/09/2006

Amartya Sen con Armando Massarenti


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Premio Nobel per l'Economia nel 1998, Professore al Trinity College a Cambridge, Amartya Sen ha contribuito in modo cruciale alle ricerche sull'economia del benessere e alla teoria e analisi delle disuguaglianze, affrontando nei suoi numerosi saggi i dilemmi posti dai binomi libertà e giustizia, democrazia e benessere sociale. Al centro del suo ultimo "Identità e violenza" è una riflessione critica sul cosiddetto 'scontro di civiltà'. Lo incontra il giornalista Armando Massarenti. 

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È dura, molto dura, introdurre un personaggio del calibro di Amartya Sen, ospite d'onore in Piazza Castello per la chiusura di questa decima edizione di Festivaletteratura. Premio Nobel per l'economia nel 1998, apprezzato filosofo, economista stimato, è soprattutto una persona sorridente. I temi messi in campo da Massarenti sono tutt'altro che sottili: identità, violenza, multiculturalismo. Ma cosa intendiamo per multiculturalismo? Imperante oggi è una sorta di monoculturalismo pluralista, attentissimo alle diversità ma disattento quando si parla di libertà del cittadino. Non è una soluzione creare mille differenti scuole per altrettante etnie diverse, solo sulla base di differenze religiose. Prendiamo come modello l'India, paese natio di Sen: il presidente è musulmano, il primo ministro è sik, ed il capo del parlamento è la celebre Sonia Gandhi, cristiana di origini italiane. Il Bangladesh si è reso indipendente dal Pakistan non per questioni religiose, ma per un più semplice fattore linguistico. L'algoritmo è un altro esempio illuminante: prende infatti il suo nome da un antico matematico arabo (certo Al Kharami). Non è di sicuro fondamentale o democratico chiedersi se fosse un arabo musulmano. Sono tutte schegge di speranza per il prossimo domani che ci lascia Sen, per cominciare a ripensare un futuro di tolleranza e reciproco rispetto. Tra persone, però, e non tra comunità, se è vero che ogni cultura è potenzialmente tutte le culture (Feyerabend). Arrivederci a tutti all'anno che verrà.

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