04/09/2008
LO STRAORDINARIO POTERE DEI NEURONI SPECCHIO
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Le recenti ricerche in campo neuroscientifico hanno messo in luce che ogni volta che osserviamo un nostro simile compiere una determinata azione, nel nostro cervello si attivano le stesse cellule che entrano in funzione quando siamo noi a compiere quel gesto. Oggi si ritiene che l'attività di questi neuroni - detti neuroni specchio - sia alla base del riconoscimento delle intenzioni e delle emozioni altrui e renda possibile l'apprendimento imitativo e la comunicazione verbale. Marco Iacoboni, uno dei primi studiosi ad essersi occupato dei neuroni specchio, si confronta con il filosofo Andrea Pinotti ("Immagini allo specchio") sulle molteplici ricadute di questa scoperta.
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Nella cornice del Teatro Bibiena, il filosofo Andrea Pinotti fa una lunga introduzione sul lavoro di Marco Iacoboni, pioniere nella ricerca dei 'neuroni specchio'. Questi importanti neuroni sono alla base dell'interazione tra gli esseri umani, permettendo l'empatia e l'identificazione con i problemi altrui. Pinotti sottolinea come già Aristotele si fosse chiesto il motivo per cui ai greci piacesse molto vedere le tragedie teatrali ed aveva capito che dipendeva dall'immedesimazione con i personaggi rappresentati. Il tema dell'empatia è presente anche nel film "Blade Runner" di Ridley Scott, dove il protagonista deve catturare gli androidi diventati violenti e il solo modo per riconoscerli, essendo esteticamente identici agli uomini, è sottoporli ad un test in cui chi non riusciva a provare compassione dimostrava di non essere umano. La storia dell'empatia è quella della capacità di immedesimazione e di identificazione umana, ma non solo. L'empatia c'è anche nei confronti degli animali e delle cose. Quando diciamo «quel chiodo non vuole entrare nel muro» noi attribuiamo all'oggetto un'intenzionalità come se fosse un soggetto. Pinotti riprende un concetto di Vico secondo cui «comprendiamo il mondo grazie al fatto che abbiamo un corpo», ovvero l'uomo filtra tutto attraverso la percezione corporea. Iacoboni interviene ponendo l'attenzione su come la scoperta dei 'neuroni specchio' abbia permesso di comprendere l'immediato riconoscimento negli altri e su come essi siano responsabili dell'apprendimento imitativo e della comunicazione verbale. A questi risultati si è giunti osservando, tramite elettrodi, il funzionamento del cervello delle scimmie. Gli scienziati constatarono che determinati neuroni, poi individuati come 'specchio', si attivavano anche quando le scimmie non stavano compiendo una determinata azione, ma semplicemente mentre osservavano empaticamente l'azione di un altro. Fino a quel momento l'idea del cervello era legata a quella di un computer che immagazzina e restituisce informazioni. L'attività di queste cellule è fondamentale per capire quello che fanno e dicono gli altri. Questa operazione avviene senza alcuno sforzo da parte nostra, è automatica. Se queste cellule non funzionassero, l'interazione diventerebbe così complicata da costringerci a chiuderci in noi stessi. Gli studi sui neuroni specchio hanno individuato come nei soggetti autistici ci sia una riduzione della funzionalità di queste cellule. Le implicazioni di questa scoperta sono enormi. Il terapeuta, infatti, cercando di imitare il comportamento del soggetto autistico, lo spinge ad imitare a sua volta, potendo anche arrivare a ri-sviluppare la capacità di immedesimazione negli altri. È stato riscontrato che gli autistici non hanno la tendenza ad osservare gli adulti. In questo modo i neuroni specchio non riescono a formarsi, in quanto si sviluppano nel bambino grazie all'interazione con le altre persone, prima ancora di aver sviluppato la coscienza di sé. Iacoboni ha analizzato il rapporto che si crea tra madre e figlio al momento della nascita di quest'ultimo. Madre e figlio non sono due entità separate ma un'unità nuova, in cui i neuroni specchio si formano, rafforzano ed arricchiscono. Iacoboni termina l'incontro affermando che il processo evolutivo ci ha reso degli animali sociali, mentre quello che ci divide sono le idee.