05/09/2008

Jean Echenoz con Beppe Sebaste


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«La felicità ogni volta di leggere un romanzo di Jean Echenoz è una di quelle esperienze che si ha voglia di condividere. Entusiasmano la sua disinvoltura nel giocare con le strutture narrative (...); la sua capacità di pervadere la narrazione di un senso di mistero (...) che risveglia una clamorosa facoltà di attenzione nel lettore; la sua bravura, infine, nello scrivere storie che siano, proprio come quelle di Flaubert, al tempo stesso buffe, commoventi, drammatiche». Jean Echenoz - già vincitore del Premio Goncourt e autore di "Ravel. Un romanzo" - viene così presentato dallo scrittore Beppe Sebaste, suo interlocutore al Festival.

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Francese
Jean Echenoz sale sul palco di Cortile della Biblioteca Baratta distintamente. Lo accompagna Beppe Sebaste, che apre l'incontro dicendo che da scrittore ha invidiato spesso le frasi che Echenoz ha scritto, una fra tutte: «Scrivo quello che mi piacerebbe leggere». E si inizia così a parlare di scrittura e di lettura assieme, perché spesso i due piaceri e i due ruoli si confondono in un'unica cosa. Come nei romanzi dell'autore francese, che mescolano i tre 'temi' a lui più cari: il movimento, la cartografia e la frase. Le similitudini sono tante: per muoversi nella scrittura c'è bisogno di spazi, spazi per i personaggi e spazi che sono personaggi. Allo stesso tempo lo spazio in Echenoz si fa meravigliosamente geografia, nelle sue strade e nei suoi luoghi spesso minuziosamente descritti. Infine c'è la frase, che è movimento e spazio assieme, perché ha un ritmo e una lunghezza che provengono, indirettamente, dal verso alessandrino equivalente al nostro endecasillabo. L'incontro si chiude con una meravigliosa lettura di un brano tratto da "Au piano", che stupisce i presenti e unisce contemporaneamente movimento, geografia e frase.

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