06/09/2008

LE ROTTE DI DARWIN


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Quando si parla delle rotte di Darwin, si pensa allo straordinario viaggio che il naturalista inglese compì, fresco di studi, tra il 1831 e il 1836 a bordo del brigantino inglese Beagle e che lo portò a circumnavigare il mondo. Ci fu però un viaggio mentale segreto, ma altrettanto importante, che Darwin affrontò una volta tornato a Londra, costruendo giorno per giorno la sua teoria nei «taccuini della trasmutazione». Telmo Pievani, esperto di teoria dell'evoluzione, ci propone questo parallelismo inedito tra i due viaggi con l'aiuto di Patrizio Roversi, che - a bordo di Adriatica - ha ripercorso l'itinerario del Beagle verso il Sudamerica.
 

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L'incontro con Patrizio Roversi e Telmo Pievani, esperto di teoria dell'evoluzione, si apre con un documento filmato su un viaggio che i due autori hanno compiuto in Ecuador in cerca di biodiversità e variabilità genetica. «Ogni metro quadrato della foresta ecuadoriana è un biocondominio solidale» riassume Roversi davanti allo spettacolo della natura. La scienza ha bisogno di essere divulgata, c'è la necessità sempre più impellente di comunicare la scienza che in questo caso parla di evoluzione darwiniana. Pievani racconta la storia personale di Darwin, la sua giovinezza, il suo viaggio intorno al mondo, i suoi scritti (i famosi taccuini di Darwin) e le sue teorie: impiegò ben vent'anni per pubblicare la sua teoria poiché era perfettamente conscio delle implicazioni che avrebbe comportato. Il discorso di Pievani, imbeccato dal suo compagno di viaggio, si apre poi ad altre problematiche: il contrasto tra evoluzionismo e creazionismo (e la sua carica controinformativa dirompente presente soprattutto negli Stati Uniti), le banche delle biodiversità (nel mirino delle multinazionali e per questo in pericolo), lo sviluppo sostenibile (che non esiste in quanto l'uomo è una specie «cosmopolita e invasiva») e il benessere relazionale e sociale. «La natura non ha bisogno dell'uomo, l'uomo invece ha un bisogno assoluto della biodiversità». L'uomo comunque non è nato esattamente per caso: certamente non è stato determinato, ma è comunque il risultato di una complessa storia biologica che lo ha portato ad essere qui. Questa «contingenza affascinante» fa tirare un sospiro di sollievo a Roversi che abbandona l'angoscia di essere «qui per caso» e si abbandona alle «abitudini culinarie indigene».

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