06/09/2008

INTORNO A SARAJEVO


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Suoni e Parole, una performance racconta quattro protagonisti con un'esperienza in comune: l'assedio di Sarajevo nella recente Guerra dei Balcani. Un dramma umano, oltre che politico, che ha scosso le coscienze di questa nuova Europa. «Quando saremo tutti colpevoli sarà democrazia» scrive Camus ed è questo lo spirito del progetto. Un modo per esistere, oltre che per «resistere».
 pianoforte Umberto Petrin; voce recitante Stefano Scherini

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Italiano
Nella Chiesa di Santa Paola, gremita da un pubblico attento, si è svolto l'evento "Intorno a Sarajevo", di Moreno Gentili. Il palco è spoglio, solo un pianoforte, una sedia ed un telo bianco. Luci fioche. Una sola parola viene pronunciata: assedio. Poi il silenzio per lunghi minuti. Il silenzio è poi rotto da una frase: «Se scoppiasse qui tra noi una bomba di mortaio, non rimarrebbe più niente, né odio, né amore». Le luci si spengono, solo un fascio illumina il lettore, seduto sulla sedia. Il suono del pianoforte si diffonde nell'aria: è come un singhiozzo, che piano piano diviene un grido di dolore e disperazione. Sul telo passano immagini in bianco e nero di Sarajevo distrutta; sembra un film neorealista, ma è la realtà. La realtà di una guerra che l'Europa ed il mondo occidentale hanno vissuto da spettatori, con parole su parole, mentre lì a pochi chilometri le persone morivano ogni giorno. Il lettore inizia il racconto; è il racconto di chi c'era, di chi ha vissuto l'assedio ed è rimasto aggrappato alla vita per raccontarlo. Il racconto è memoria. Il racconto è storia. Chi non ha memoria è condannato a rivivere la storia.

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