10/09/2009 - Pagine Nascoste

BORIS RYZHY


2009_09_10_PN1430
Evento ripetuto


Anteprima italiana di Aliona van der Horst, Paesi Bassi, 2008, 59' 



Il poeta russo Boris Ryzhy era affascinante, talentuoso e aveva raggiunto la fama letteraria. Perché si tolse la vita a soli 26 anni? La ricerca di una risposta conduce la regista nei sobborghi malfamati della fredda città industriale di Yekaterinenburg, dove Ryzhy nacque e visse. Attraverso conversazioni con familiari ed amici si compone un intenso ritratto del poeta, insieme a quello della generazione cresciuta nell'illusione della Perestroika. Ryzhy cercò di trasformare dolori e orrori nella grazia delle sue poesie, che ascoltiamo dalla sua stessa voce in vecchie registrazioni, accompagnate sullo schermo dalle immagini dei suoi soggetti e del suo mondo.

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Per "Pagine nascoste", alla proiezione delle ore 14:30 presso il teatro Ariston, si è assistito in anteprima italiana al film-documentario "Boris Ryzhy", che vede alla regia l'olandese Aliona van der Horst. Nessuno dei libri del poeta è mai stato tradotto in lingua italiana, perciò, a causa della sua poca notorietà, soltanto un ridotto numero di persone ha assistito alla proiezione. Il film ripercorre la vita del poeta Boris Ryzhy, anche tramite scene in cui il poeta stesso racconta l'origine della sua ispirazione e parla del luogo in cui nascono i suoi componimenti. Gran parte della poetica di Ryhzy, suicidatosi a soli 26 anni, si ritrova anche nella scelta delle inquadrature, lunghe sequenze di primi piani e panoramiche della città natale, dove egli visse per tutta la vita. L'utilizzo delle sue poesie all'interno del film è al fine di raccontare con più precisione la vita e i pensieri dell'autore. A questo scopo servono anche le numerose riprese di soggetti colti nella loro quotidianità, aspetto particolarmente caro all'autore e frequente nei suoi versi. Boris Ryzhy è un poeta maledetto. Essendo morto suicida a soli 26 anni, questo potrebbe sembrare scontato, ma non lo è. Si percepisce chiaramente nel film quanto la desolazione e la durezza della gente della sua città, anche a qualche anno della sua scomparsa, abbiano pesato sulla sua scelta estrema e su ciò che egli fu in vita. La scelta di ambientare il film-documentario omonimo "Boris Ryzhy" nella sua città natale, Yekaterinenburg, immersa nella neve, aggiunge sia una dimensione eterea alle sue poesie, sia desolazione per la poetica buia e fredda con la quale egli descrive ciò che accadde attorno a lui. Ogni aspetto, infatti, dal più quotidiano, come le persone che gli passano davanti, al più intimo, come un personale ritratto della moglie, passa sotto la sua lente personale e viene visto con lucido pessimismo. La scelta di affidare alla sorella del poeta il ruolo di inconsapevole voce narrante e di intervallare il sottofondo musicale con pause di silenzio, amplifica questo senso di pessimismo. Altre persone che hanno fatto parte della sua vita, come la moglie o la madre, ricordano il poeta, mettendosi a nudo davanti alla telecamera della regista, senza però cadere nella retorica e restituendo ne un ricordo reale. Tutti questi aspetti ricorrenti nella sua vita, compreso quello ricorrente dell'inevitabilità delle cose, sono enfatizzati dalla scelta di inserire filmati di repertorio in cui il poeta racconta in prima persona se stesso. Lo spettatore, dal canto suo, non viene mai aggredito dalle inquadrature, ma gli viene dato il tempo necessario per capirne il significato, conferendo al film un ritmo molto lento, creando una particolare sinergia tra le poesie, lette da varie voci tra cui l'ultima dallo stesso Ryzhy, e le inquadrature, spesso lunghi ritratti di persone collegate a queste poesie. Il 'mood' generale del film è quello di un'incursione nella vita di una persona in cui è dato capire solo ciò che questa lasciò di sé, e difficilmente ne si può restare indifferenti.

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