12/09/2009
IL CIRCO VIAGGIANTE DELLA BIODIVERSITÀ
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Di solito parliamo del «Fico d'India» associando l'immagine della pianta all'antica effige del Mediterraneo. Eppure, prima della scoperta dell'America, il nome «Opuntia ficus - indica» non compariva nei trattati di botanica, né i frutti viola sparsi tra le scarpate davano sapore al settembre dei nostri antenati. Il biologo Marco Di Domenico ha tracciato le idee guida di un'archeologia delle specie animali e vegetali che, attraverso l'azione umana, hanno colonizzato habitat naturali differenti da quelli di origine, il più delle volte creando effetti devastanti sulla biosfera. In compagnia della divulgatrice scientifica Elisabetta Tola, Di Domenico esporrà vantaggi e rischi legati all'introduzione di organismi clandestini.
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Italiano
Assistendo all'incontro al Liceo ClassicoVirgilio tra il biologo Marco Di Domenico e la giornalista scientifica Elisabetta Tola, viene spontaneo chiedersi se l'uomo sia in grado di fare qualcosa di intenzionale e veramente razionale, oltre a danneggiare sé stesso e l'ambiente in cui vive. Ogni essere vivente, animale e vegetale, è da sempre in continuo movimento, alla ricerca dell'ambiente ideale; il problema sorge quando questa migrazione viene causata o accelerata dall'uomo. Lo spostamento di animali o vegetali in una zona diversa da quella di origine crea forti squilibri all'interno di un ecosistema in quanto, in assenza di predatori naturali o parassiti, le varie specie proliferano ad un tasso maggiore di quelle endemiche e si propagano a dismisura. Gli esempi sono molti, i mitili introdotti in Nord America per l'allevamento sono sfuggiti al controllo invadendo le coste ed hanno sopraffatto altre specie; gatti e volpi trasferiti in Australia per tenere a bada topi e piccoli predatori hanno trovato cibo più facile da catturare nei marsupiali, sterminandoli; il rospo nordamericano, sempre in Australia, usato per combattere i coleotteri nelle piantagioni di canna da zucchero, ha mangiato tutto tranne quelli. Questo rimescolamento delle specie determinato dall'uomo è la seconda minaccia alla biodiversità dopo il surriscaldamento globale. La domanda dal pubblico viene spontanea: «Che futuro ci attende?». Secondo Di Domenico: «Ristabilire l'equilibrio iniziale è quasi impossibile. Gli sconvolgimenti provocati porteranno ad un nuovo tipo di assestamento, in cui però si perderà una grande fetta di quello che esisteva».