12/09/2009

DESIGN COME OPERA APERTA


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Alfredo Häberli, classe 1964, è uno dei più affermati designer contemporanei. Dopo aver frequentato la Höhere Schule für Gestaltung, nel 1988 ha lavorato per il Museum für Gestaltung di Zurigo, allestendo svariate esposizioni, tra cui "Bruno Munari - Far vedere l'aria" (1995). Alla metà degli anni '90 ha fondato un suo studio, iniziando a collaborare con diverse aziende. Insieme al collega Beppe Finessi, Häberli si confronterà circa il rapporto tra tradizione e innovazione che impronta l'insieme delle sue creazioni. 

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Beppe Finessi ha presentato oggi alle 14.45 al teatro Bibiena il designer argentino - svizzero Alfredo Häberli. Autore di design famosissimi, da una scarpa ad una cucina, da una gruccia ad un divano, da un segnalibro ad una lampada, Häberli afferma: «Osservare è la migliore forma di design». Forse è per questo motivo che ha visitato la mostra presso la Casa del Mantegna su Angelo Mangiarotti, di cui dice: «Non è una tendenza, ma un carattere, visto che mi è stato impossibile, vedendo i suoi design, indovinare di che anno sono». Ad Häberli non piace l'idea di dover vendere: «Ci sono troppi designer, troppi oggetti di cui non abbiamo bisogno. Quando inizio un lavoro pensando a vendere non mi viene in mente niente. Invece basta chiedere a un bambino e in due minuti ci dice 'mi piace' o 'non mi piace'. Anche io faccio così: guardo con lo stomaco, il marketing viene dopo». La domanda che si pone davanti ad un oggetto è: «Io lo comprerei?» poi lo chiede anche agli assistenti. Se la risposta è negativa, lui continua a lavorare. E alla domanda: «Quanto c'è di ludico nel suo lavoro?» risponde «150 per cento». Ma egli ama anche fare della critica, e così, quando gli hanno chiesto di disegnare una cucina l'ha voluta semplice: «Non voglio avere bisogno di due assistenti per pulirla». Ha sottolineato anche la durezza dei primi anni di lavoro dei designer. Finché non arrivano le prime royalties, non è per niente facile. E confessa: «Senza mia moglie, io non sarei qui». Il pubblico applaude. Approfondimento evento 140 14.45 al Teatro Bibiena. "Design come opera aperta" è il titolo dell'incontro tra Beppe Finessi e Alfredo Häberli. Architetto, critico e ricercatore il primo, designer svizzero - argentino il secondo. I tratti caratteristici delle creazioni di Häberli consistono nella raffinata proporzione delle dimensioni, nel controllo e nella cura del segno. Sua è la tendenza ad unire un importante lavoro sui materiali alle profonde conoscenze tecniche, il tutto senza dimenticare l'impatto del colore. Colore che si fa attraverso le forme, che crea ogni singolo oggetto. Infine c'è l'innovazione, che caratterizza la maggior parte delle soluzioni da lui sperimentate. Il divano per "Edra" del 1999 vive sulla soglia più immaginata che immaginaria tra un letto ed una scrivania, oppure la cucina per "Schiffini" del 2008, che unisce la tradizione di un serbatoio d'acqua visibile all'innovazione di alcune lampade mobili ed aspiranti. O ancora gli allestimenti per le boutiques "Camper", eleganti e ludici allo stesso tempo. La visione pratica e funzionale della struttura unita allo sguardo poetico delle sue realizzazioni, fanno della produzione di Alfredo Häberli un'opera «aperta»: il designer infatti crea dall'anima, ma i suoi oggetti vendono e funzionano; egli non si adatta alle imposizioni del mercato, ma cerca piuttosto un'attenta sintonizzazione, dalla concezione alla realizzazione, dal posizionamento all'effetto sul pubblico. Häberli è un designer che non si nasconde dietro una definizione unica o ad un tratto caratteristico. Una frase ama spesso ripetere: «Osservare è la migliore maniera di pensare!». Se una costante esiste in Häberli probabilmente si tratta della forma. «Creavo oggetti funzionali e ricchi» dice «Poi arrivo in Italia, li mostro e mi dicono: no, non sono belli!» «Ma hanno tutto, porte, scaffali spazio...» «No, non sono belli» «Ma vende, non è caro, è pratico!» «No, non sono belli». «In Italia ho imparato la forma della bellezza». Ecco cos'altro è la sua apertura.

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