13/09/2009 - Scintille. Trenta minuti di improvvisa energia
L'IMBOSCATA A KAPUŚCIŃSKI: LA STORIA DEL FALSO DOSSIER
2009_09_13_SCINT1030
Una lunga e sincera amicizia ha legato Valerio Pellizzari a Ryszard Kapuściński: nello spazio di una scintilla, il giornalista italiano racconta una storia appassionante ma poco conosciuta, legata alla vita del grande reporter e scrittore polacco.
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Italiano
Brillantissima la scintilla di verità accesa dal veterano giornalista Valerio Pellizzari, oggi alle 10.30 in Piazza Sordello. Come si massacra la memoria?
Pellizzari racconta che pochi mesi dopo la morte del famoso giornalista Ryszard Kapuściński, scrittore polacco morto nel 2007 e tradotto in oltre trenta lingue, l'edizione polacca di "Newsweek" diede in copertina la notizia della collaborazione di Kapuściński con i servizi segreti polacchi, per i quali avrebbe fatto la spia. L'accusa era fondata su un dossier custodito nell'Istituto della Memoria Nazionale di Varsavia. Pellizzari indagò in questo Istituto, scoprendo che il contenuto di questo dossier era stato ritirato trenta ore dopo la morte di Kapuściński. Da chi? Sul registro era presente solo una firma, illeggibile, che Pellizzari attribuì ad un collaboratore dell'Istituto. Ma il suo responsabile, Piotr Gontarczyk, aveva già accusato di spionaggio Lech Walesa. Pellizzari continuò l'indagine con diversi viaggi in Polonia. Finalmente riuscì a contattare il giornalista che aveva scritto l'articolo su "Newsweek", Igor Ryciak. Gli chiese il perché di questa falsa accusa, visto che nelle ultime frasi dell'articolo si riconosceva chiaramente che non aveva fornito nessuna informazione rilevante e che quindi non si poteva parlare affatto di spionaggio? Ryciak rispose: «Era la notizia più grande della mia carriera, non potevo lasciarla passare». Così si massacra la memoria.
Pellizzari racconta che pochi mesi dopo la morte del famoso giornalista Ryszard Kapuściński, scrittore polacco morto nel 2007 e tradotto in oltre trenta lingue, l'edizione polacca di "Newsweek" diede in copertina la notizia della collaborazione di Kapuściński con i servizi segreti polacchi, per i quali avrebbe fatto la spia. L'accusa era fondata su un dossier custodito nell'Istituto della Memoria Nazionale di Varsavia. Pellizzari indagò in questo Istituto, scoprendo che il contenuto di questo dossier era stato ritirato trenta ore dopo la morte di Kapuściński. Da chi? Sul registro era presente solo una firma, illeggibile, che Pellizzari attribuì ad un collaboratore dell'Istituto. Ma il suo responsabile, Piotr Gontarczyk, aveva già accusato di spionaggio Lech Walesa. Pellizzari continuò l'indagine con diversi viaggi in Polonia. Finalmente riuscì a contattare il giornalista che aveva scritto l'articolo su "Newsweek", Igor Ryciak. Gli chiese il perché di questa falsa accusa, visto che nelle ultime frasi dell'articolo si riconosceva chiaramente che non aveva fornito nessuna informazione rilevante e che quindi non si poteva parlare affatto di spionaggio? Ryciak rispose: «Era la notizia più grande della mia carriera, non potevo lasciarla passare». Così si massacra la memoria.