09.09.2010

L'ADOLESCENTE. IL SUO CORPO, LA SUA MENTE, I SUOI GENITORI


2010_09_09_029
Come è mutato in questi ultimi anni il contesto in cui gli adolescenti compiono il loro apprendistato verso l'età adulta? La famiglia si è trasformata da ambiente «etico» che impone norme e prescrizioni a ambiente «affettivo» in cui i genitori sono impegnati a sostenere la crescita relazionale e la felicità dei figli, sottraendoli all'esperienza del dolore. Se la creatività degli adolescenti sembra più potente, la loro capacità di confrontarsi con la realtà risulta sempre più debole. Il corpo si trasforma in una maschera protettiva costantemente curata e in un simbolo di proiezione nel futuro. Gustavo Pietropolli Charmet ("Fragile e spavaldo. Ritratto dell'adolescente d'oggi") discute degli adolescenti di oggi con Alberto Romitti e Luciano Negrisoli.


L'evento 029 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era prevista la presenza di Anna Maria Nicolò.
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L'intento dell'incontro "L'adolescente: il suo corpo, la sua mente, i suoi genitori", tenutosi il 9 settembre al Palazzo San Sebastiano, stracolmo per l'occasione, è stato quello di raccontare le trasformazioni che l'idea dell'adolescenza ha subito nel corso dei decenni, nel passaggio dal senso di colpa a quello di vergogna.
Il modello educativo contemporaneo è stato presentato da Luciano Negrisoli e Alberto Romitti, ed analizzato dallo psicanalista Gustavo Pietropolli Charmet, esperto dell'età adolescenziale. Sono stati mostrati i limiti di una società che ha affidato la sua sorte alla bellezza finalizzata al casting più che alla bontà fonte d'amore: ad esempio il corpo dell'adolescente, attraverso piercing e tatuaggi, non mostra una necessità di violenza, quanto piuttosto un'impressione di comunicazione sociale. L'educazione, inscritta nel contesto narcisistico contemporaneo, impedisce l'applicazione dei vecchi dispositivi di controllo con cui un professore incuteva timore ed un preside stimolava il senso di colpa. Gli adolescenti di oggi si rintanano nel proprio Io, attraverso la vergogna di un corpo mai sufficientemente idoneo agli ideali televisivi.

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