10.09.2010
AILATI . Un dialogo a partire dal padiglione Italia alla dodicesima Mostra architettura di Venezia
2010_09_10_090
Luca Molinari e Gianni Biondillo si confrontano sull'architettura italiana contemporanea, i suoi vizi, problemi, le sue identità e potenzialità guardando a un futuro che chiama nuove visioni e soluzioni. L'Italia vista come uno scenario potenziale di ricerche e scelte alternative alla situazione attuale condannata da una grande paura di futuro e dalla devastazione del territorio. Che ruolo ha l'architettura in Italia? Decoratori o produttori di progetti ad alto contenuto civile?
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Italiano
"Ailati" è l'intuizione di un'Italia al contrario. I due architetti Gianni Biondillo e Luca Molinari partono da questo spunto, da come rovesciare un'avvilente realtà architettonica e non, per uno scambio di opinioni di fronte a un pubblico riunito nell'Aula Magna dell'Università.
Il semplice anagramma stigmatizza un paese «ai lati» appunto, incapace di pensare il presente e con una grandissima paura del futuro. Un immobilismo che Luca Molinari ha tentato di superare nel Padiglione Italia, da lui curato alla dodicesima Biennale di Venezia, e nel resto della propria vita professionale, individuando le principali sfide non raccolte dall'architettura, dalle amministrazioni e dalla politica: ascoltare i nuovi desideri di una società fluida, in continua trasformazione; valorizzare i giovani talenti, la «generazione Erasmus»; trovare anticorpi alla fame chimica di cemento; riscoprire soprattutto l'architettura come arte civile, che torni a condividere, anche se confinata a una posizione laterale, lo stesso scopo della letteratura: costruire memoria.
Il semplice anagramma stigmatizza un paese «ai lati» appunto, incapace di pensare il presente e con una grandissima paura del futuro. Un immobilismo che Luca Molinari ha tentato di superare nel Padiglione Italia, da lui curato alla dodicesima Biennale di Venezia, e nel resto della propria vita professionale, individuando le principali sfide non raccolte dall'architettura, dalle amministrazioni e dalla politica: ascoltare i nuovi desideri di una società fluida, in continua trasformazione; valorizzare i giovani talenti, la «generazione Erasmus»; trovare anticorpi alla fame chimica di cemento; riscoprire soprattutto l'architettura come arte civile, che torni a condividere, anche se confinata a una posizione laterale, lo stesso scopo della letteratura: costruire memoria.