10/09/2010

MAOMETTO PER PRINCIPIANTI


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Nato nel 1954 in Iran, dissidente prima sotto lo Scià, poi sotto Khomeini, e trovato finalmente rifugio in Olanda, Kader Abdolah è uno di quei casi rarissimi di scrittori, come Conrad o Nabokov, che cominciano l'opera in una lingua, per poi continuarla in quella del paese di adozione. Dopo la consacrazione internazionale con "La casa della moschea", dove sembra voler segnare il suo ritorno a casa, Kader Abdolah continua il suo percorso di mediatore tra culture con una sua personale rivisitazione in chiave letteraria della vita di Maometto, raccontandoci la complessità di un'avventura umana, religiosa e politica che l'Occidente non può eludere, e a cui, in una suggestiva sfida culturale, ci si può avvicinare anche con gli occhi della letteratura.

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Italiano
Sul palco di un Teatro Ariston affollato, Kader Abdolah più che ad uno scrittore somiglia ad un attore consumato. Con ironia racconta le vicissitudini vissute da dissidente/immigrato che, una volta trovato un rifugio, l'Olanda, adotta lingua e cultura nuove senza però abbandonare quelle d'origine.
Kader Abdolah insiste sull'esigenza di un'influenza reciproca tra le culture. Lo scrittore riferisce di aver cominciato a scrivere usando una lingua che non era la sua, l'olandese, ma di contro con quella lingua ha raccontato il suo paese e, in particolare nel suo ultimo lavoro "Il messaggero", racconta a noi occidentali di Maometto e del Corano. Abdolah sintetizza così questa forte istanza: cambiare se stessi e la società è il dovere di un immigrato. Se la maniera con cui Kader Abdolah comunica è leggera, non lo sono altrettanto i temi affrontati. Peccato per il finale un po' troppo frettoloso, il pubblico avrebbe forse gradito un piccolo dibattito.

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