11.09.2010

LEGGE E DESIDERIO

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Per la psicoanalisi la legge e il desiderio non sono semplicemente antagonisti ma sono piuttosto due facce della stessa medaglia. Perché vi sia desiderio deve essere operativa la condizione simbolica della legge. Nella civiltà contemporanea assistiamo sempre più frequentemente a forme di dissociazione di legge e desiderio. La dissociazione attuale del nesso che unisce in modo fecondo il desiderio alla legge promuove, paradossalmente, un desiderio senza legge e senza limiti. Massimo Recalcati, psicoanalista di scuola lacanania e autore di "L'uomo senza inconscio", ci spiega come l'apatia frivola, l'iperattività ludica del nostro tempo non abbiano nulla a che fare con la liberazione del desiderio, ma evidenzino piuttosto una difficoltà crescente a desiderare.
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Sabato 11 alle 17 lo psicoanalista Massimo Recalcati ha tenuto al teatro Ariston una lezione sul rapporto tra desiderio e legge. Si è trattato di un excursus sul rapporto tra due concetti-chiave della psicoanalisi, ritenuti in antitesi ma in verità legati, e della tendenza attuale a dissociarli invece che a unirli. Legge è - dice Recalcati - «proibizione del desiderio ma anche condizione necessaria per esso: è questo che li unisce. Desiderio è invece qualcosa che travolge, apertura verso l'altro e insoddisfazione estrinseca. Il desiderio non si realizza, cioè non ha concludenza, per impotenza (è troppo per me) o utopia (insoddisfazione di tutto ciò che si ha); a renderlo concludibile provvede la legge. Essa psicoanaliticamente è castrazione, ovvero definizione dell'impossibità di godere pienamente di qualcosa (che rende esplicita la distanza dalla cosa desiderata), e espressione del padre, che nella famiglia edipica stabilisce la legge e autorizza il figlio al desiderio nei limiti della legge. Per questo sarebbe necessario mantenere i due concetti legati. Oggi invece la società tende a dividerli: sembra che conti solo godere smodatamente, cioè raggiungere il desiderio senza legge; ma senza legge il godimento, privo del suo valore liberatorio, è smorzato e porta alla frenetica ricerca di soddisfazione tramite accumulo compulsivo. Tutto ciò porta a sovvertire ciò che secondo Freud è «il cemento della civiltà»: per far parte del consorzio civile bisogna, secondo lui, rinunciare alla soddisfazione immediata dei propri desideri (come prescrive la legge) per consentire la convivenza. Ora invece la soddisfazione immediata del desiderio è divenuta imperativo morale, facendo prevalere un imperativo sadiano su quello kantiano del dovere morale: il godimento è divenuto base della legge.

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