12.09.2010

AMICIZIE PERICOLOSE DI UN CABBALISTA DEL RINASCIMENTO


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Elegante, rubacuori e prodigiosamente ricco, Giovanni Pico della Mirandola può essere considerato il simbolo dell'inquietudine intellettuale del Rinascimento italiano. Perseguitato per le sue idee eretiche, morì a soli 31 anni. Aveva sognato una nuova sapienza universale, all'insegna della qabbalah ebraica, che si vantava di aver scoperto, primo fra i cristiani. La vicenda di Flavio Mitridate - convertito geniale, collerico e gaglioffo - fu del resto così fittamente intrecciata con quella di Pico da diventarne quasi un doppio deforme. Gli scritti del Conte restano come il capolavoro di un nobile cortese e insofferente, i cui colpi di testa hanno contribuito a ridisegnare la cultura occidentale. Nella "Vera Relazione sulla Vita e le Opere di Giovanni Pico", Giulio Busi mescola le carte mettendo assieme saggio e racconto storico. Lo incontra Cesare Segre, filologo e critico letterario. 



L'evento 172 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto sabato 11 settembre, presso Palazzo D'Arco, alle ore 20.45.
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Italiano
L'evento tenutosi domenica 12 settembre alle ore 16.45 presso il Chiostro del Museo diocesano, è stato incentrato sulla figura di Pico della Mirandola, simbolo dell'inquietudine intellettuale del Rinascimento italiano. A raccontare le pericolose avventure di questo controverso personaggio sono stati due ospiti d'eccezione: Giulio Busi, esperto del pensiero ebraico e Cesare Segre, noto critico letterario. L'incontro si è concentrato in particolare sull'ultima opera di Busi, "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", una singolare biografia in forma di romanzo, che attraverso una ventina di episodi cerca di connettere vari aspetti della vita del Conte della Concordia.
I due intellettuali hanno rimarcato soprattutto il legame dell'umanista con la dottrina cabalistica, filosofia di tipo mistico derivante dalla tradizione giudaica, che pone particolare attenzione al rapporto tra l'Infinito e il mondo materiale. Di conseguenza Segre ha sottolineato come il conte si sia avvicinato a questa dottrina mistica a causa della fatale amicizia con Flavio Mitridate, un ebreo convertito, che compilò per lui la "Biblioteca Cabbalistica", una consistente raccolta manoscritta.
E' stato poi evidenziato come Pico sia sempre stato attratto dal male a causa della sua anima contrastata e agitata, che lo ha portato a trovarsi spesso in situazioni pericolose, concluse con la morte per avvelenamento all'età di soli 31 anni.
Il pubblico, grazie agli interventi di questi due grandi studiosi, è rimasto notevolmente affascinato da questo intrigante personaggio, che con le sua ideologia all'avanguardia è riuscito a segnare profondamente la cultura occidentale.

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