12/09/2010
OLTRE LA LETTERATURA
2010_09_11_216
«Il gusto di restaurare un testo è esaltante, credo che si provi la stessa sensazione del restauratore che a poco a poco vede riapparire i colori originari di una pittura, guastati, ritoccati impropriamente. Un gusto quasi di creazione, però di creazione del lavoro fatto da grandi scrittori». Cesare Segre è filologo e critico letterario: sue sono le edizioni critiche di riferimento di capolavori delle letterature romanze quali la "Chanson de Roland" e "l'Orlando furioso" ed alcune delle opere critiche di riferimento sul metodo strutturalista e semiologico come "I segni e la critica" e "Avviamento all'analisi del testo letterario". Insieme a Clelia Martignoni, sua allieva e italianista, lo studioso torna a interrogarsi sul senso del fare critica e sul lavoro letterario.
L'evento 216 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto domenica 12 settembre, presso il Conservatorio di Musica "Campiani", alle ore 16.45.
L'evento 216 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto domenica 12 settembre, presso il Conservatorio di Musica "Campiani", alle ore 16.45.
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Italiano
Oggi pomeriggio, a Palazzo d'Arco, Clelia Martignoni e Cesare Segre ci trasportano oltre la letteratura.
Secondo Segre andare oltre la letteratura significa non soffermarsi alla superficiale degustazione delle opere letterarie, ma coglierne invece il senso più profondo, quello che ci mette in contatto con il nostro essere uomini e con la realtà che ci circonda.
La Martignoni ci conduce per gradi a scoprire l'eclettico intellettuale, che si definisce innanzitutto un filologo, ma anche un grande critico e teorico della letteratura, nonché un importante protagonista dell'editoria di ricerca.
Cesare Segre racconta dei suoi maestri: il prozio Santorre Debenetti, Terracini, Contini, Primo Levi e altri. Racconta della sua scelta di diventare filologo, inaspettata per molti, dato che egli era considerato una sorta di genio matematico. Parla dell'ignominia della Shoah e di come questa tragedia abbia influenzato il suo modo di guardare il mondo.
Ascoltarlo incanta e ha il sapore di un privilegio.
Secondo Segre andare oltre la letteratura significa non soffermarsi alla superficiale degustazione delle opere letterarie, ma coglierne invece il senso più profondo, quello che ci mette in contatto con il nostro essere uomini e con la realtà che ci circonda.
La Martignoni ci conduce per gradi a scoprire l'eclettico intellettuale, che si definisce innanzitutto un filologo, ma anche un grande critico e teorico della letteratura, nonché un importante protagonista dell'editoria di ricerca.
Cesare Segre racconta dei suoi maestri: il prozio Santorre Debenetti, Terracini, Contini, Primo Levi e altri. Racconta della sua scelta di diventare filologo, inaspettata per molti, dato che egli era considerato una sorta di genio matematico. Parla dell'ignominia della Shoah e di come questa tragedia abbia influenzato il suo modo di guardare il mondo.
Ascoltarlo incanta e ha il sapore di un privilegio.