08/09/2011

MEMORIE DI ADRIANO. Le canzoni del Clan di Celentano

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«Le canzoni del Clan», afferma Peppe Servillo, «ci dicono di un'Italia giovane, di nuovo giovane, che guardava altrove e a se stessa anche nelle canzoni, in queste canzoni, tenere ed urlate, danzate e sussurrate che cantiamo, diversamente, anche oggi per appartenenza e desiderio, per curiosità e gusto di una memoria viva e sorprendente». Celentano è stato il catalizzatore di un piccolo gruppo di artisti che ha tracciato un'impronta profonda nella storia della musica italiana. Il Clan ha adattato il rock di Elvis Presley e il soul di Wilson Pickett e Ben King al sound italiano. Al suo interno, insieme a Don Backy e Ricky Gianco, muoveva i primi passi un grande della storia della musica in Italia come Demetrio Stratos. Peppe Servillo, leader degli "Avion Travel", guida oggi una all star band con i migliori jazzisti italiani attraverso un viaggio straordinario tra le canzoni indimenticabili di Adriano Celentano.

Peppe Servillo: voce; Javier Girotto: sax; Fabrizio Bosso: tromba; Furio Di Castri: contrabbasso; Rita Marcotulli: pianoforte; Mattia Barbieri: batteria.
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Italiano
Stasera al Teatro Sociale si è tenuto il magico concerto in onore di Celentano tenuto dal maestro Peppe Servillo la cui voce e atteggiamento ricorda il grande Adriano.
Un'orchestra composta da oboe,contrabbasso, tromba, pianoforte, batteria e trombone ha intrattenuto il pubblico per tutta la durata del concerto in chiave jazz riadattando le grandi canzoni di Adriano a questo stile. L'apertura dello spettacolo vede un teatro dove platea, logge e loggioni vengono gremiti dal pubblico per ascoltare un'introduzione strumentale che rievoca la canzone "Ventiquattromila baci". All'inizio del secondo brano fa il suo ingresso Servillo, dando il benvenuto al pubblico e annunciando il programma della serata. Ogni canzone viene preannunciata da una piccola introduzione che riconduce il titolo del brano. La serata si è conclusa con un colpo di scena grazie all'ingresso di Gianni Dall'Aglio, batterista storico del gruppo di Celentano, il quale ha eseguito il brano finale "Pregherò" mentre le voci estasiate del pubblico accompagnavano l'esecuzione. 

Non solo letteratura, ma anche jazz in questa quindicesima edizione del Festival di Mantova, con "Memorie di Adriano. Le Canzoni del clan di Celentano".
Reduce da un esperimento simile con il repertorio di Frank Zappa e quello dell'italianissimo Domenico Modugno, Peppe Servillo, storico leader degli "Avion Travel", ha deciso, insieme alla sua all star band di jazzisti italiani, di reinterpretare alcune successi del 'Molleggiato', Adriano Celentano.
Nasce così questo spettacolo, che ruba il nome dal famoso romanzo di Margherita Yourcenar e vede salire sul palco sax, tromba, contrabbasso, pianoforte e batteria, rispettivamente nelle mani e nei fiati di Javier Girotto, Fabrizio Bosso, Furio Di Castri, Rita Marcotulli e Mattia Barbieri.
Dagli anni Sessanta ad oggi Celentano, con le sue canzoni e i suoi testi, a volte scanzonati, altre volte più riflessivi e 'impegnati', è riuscito a lasciare un solco profondo nel panorama musicale del nostro Paese: non sono certo in molti gli artisti le cui canzoni sono conosciute, e cantate, sia dai ragazzi più giovani che dai loro genitori. Partendo dalle inevitabili influenze americane di Elvis Presley e Ben King e adattandole ai canoni musicali italiani, è stato capace, insieme al suo Clan, di successi come "Azzurro", "Stai lontana da me", "Una carezza in un pugno" e "Pregherò", cover della strappa-lacrime "Stand by me". 
Canzoni di amore e di vendetta, o leggere come il cielo di maggio, reinterpretate dalla voce calda e modulare di Servillo, che segue il ritmo muovendosi sul palco senza tregua, ma lasciando al contempo spazio a tutti i suoi musicisti, non solo figure di contorno ma loro stessi protagonisti dello spettacolo. Così, tra assoli di tromba e altri di sax, è come se i ritornelli che abbiamo sentito quasi allo sfinimento, passati in continuazione da radio e televisione, fossero riusciti ad acquisire una vita nuova, a trovare una diversa collocazione riempiendo di note la sala di un teatro.
Un esperimento riuscitissimo, sia per la bravura di Servillo e la sua band, sia per un repertorio di canzoni che sembra non invecchino mai, nonostante il passare degli anni.

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