08/09/2011 - Pagine Nascoste

THE OWL IN DAYLIGHT. PHILIP K. DICK IS HERE

2011_09_08_PN2130
Evento ripetuto

di David Kleijwegt, Paesi Bassi, 2010, 67'
Anteprima italiana

"Blade Runner", tratto dal romanzo "Do Androids Dream of Electric Sheep?", stava per uscire al cinema quando il suo autore morì nel febbraio 1982, ancora sconosciuto al grande pubblico. Da allora Dick è stato scoperto come uno dei maggiori scrittori di fantascienza, e i suoi libri sono oggetto di un culto a volte rispettoso, a volte bizzarro, altre decisamente eccessivo. I suoi lettori più appassionati, tra cui il collega Jonathan Lethem, il designer Philippe Starck e il regista Paul Verhoeven, sono concordi nell'affermare che il mondo contemporaneo sta diventando sempre più simile alle visioni profetiche di Dick. E, in un cortocircuito tra fantascienza e realtà, c'è perfino chi ha creato un androide somigliante allo scrittore, in grado di rispondere alle domande dei fan.
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Il lungometraggio "The owl in daylight" indaga l'eredità di Piliph K. Dick, scrittore di fantascienza e autore di "Do Androids Dream of Electric Sheep "da cui è stato tratto il film "Blade Runner", la cui fama e il cui riconoscimento sono stati, però, solo postumi.
Si tratta di un viaggio bizzarro in un mondo che ricorda da vicino le atmosfere dei libri di Dick, un mondo popolato dalle figure più disparate: il designer Philippe Starck, affascinato dalla concezione non lineare del tempo propugnata dallo scrittore, un ragazzo che si dedica alla costruzione di androidi dotati però di compassione, convinto che rappresenteranno un superamento dell'umano, lo scrittore Jonathan Lethem, che se ne sente l'erede.
Nelle interviste a questi personaggi non mancano momenti ironici e paradossali (il primo androide costruito dal giovane fan, infatti, aveva le sembianze di Dick, ma se ne è dimenticata la testa su un aereo ed è andata perduta) o esoterici (Dick sosteneva di aver parlato con Dio, dopo aver assunto molta vitamina C, la quale «apre le porte alla percezione» ed esser stato colpito da un raggio di sole riflesso dalla collana di una ragazza raffigurante un pesce, simbolo cristiano. Ma più spesso il tutto è fuso a creare una particolare atmosfera, a metà a tra l'ironico, l'arguto, il folle, il visionario, atmosfera che è il talento peculiare della scrittura di Dick.
E il documentario è intermezzato dalla sua scrittura, poliedrica ed eccentrica ma capace di intuire e rappresentare paure, problemi, aspetti della società contemporanea e non solo: l'alienazione, la convivenza con le macchine, la pubblicità che si intromette nel privato, l'esistenza di Dio, lo scandalo del male.
I libri di fantascienza non vogliono predire il futuro, ma fornire allegorie del presente, e seppure in modo a volte allucinato o schizofrenico, Dick fa proprio questo: «vedendo Cristo in una visione, giustamente gli dissi: abbiamo bisogno di cure mediche».

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