09/09/2011
PERCHÉ DOBBIAMO PAGARE UNO SCIENZIATO (QUANDO FACCIAMO LE MIGLIORI SCARPE DEL MONDO)?
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Lo scorso autunno studenti e ricercatori sono saliti sui tetti, seguendo gli operai cassintegrati e gli immigrati irregolari. Il tumulto nelle università è presto uscito di scena dai media nazionali per far posto alle spese natalizie, ma il disagio - e l'emorragia dall'Italia di giovani formati a spese della collettività - persiste. A cosa serve la ricerca in un paese che ha dato grandi contributi scientifici, ma che molti oggi dicono «a vocazione turistica»? È redditizio spendere per la ricerca fondamentale, e come può intervenire il privato? Come si coniuga autonomia del ricercatore e valutazione del suo lavoro? Lo stato e le potenzialità della ricerca scientifica in Italia saranno analizzati da Giulio Peruzzi, professore di storia della scienza dell'Università di Padova, e da Francesco Sylos Labini, astrofisico del Centro Enrico Fermi e blogger.
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Italiano
È a partire dalla domanda posta dall'attuale Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, «Perché dobbiamo pagare uno scienziato quando facciamo le migliori scarpe del mondo?», che si articola l'incontro sullo stato e sul futuro della ricerca tenuto da Giulio Peruzzi, docente di Storia della Scienza dell'Università degli Studi di Padova, e da Francesco Sylos Labini, astrofisico del Centro Enrico Fermi.
Attraverso l'analisi di alcuni luoghi comuni e un dialogo serrato e partecipato con il pubblico, la ricerca chiamata ad autogiustificarsi risponde e ne esce una visione approfondita sulla cultura, la società, la politica, la letteratura. Di contro l'opinione secondo cui la ricerca sarebbe un'attività non necessaria, un lusso a cui in un momento di crisi si può e si deve rinunciare, si è sostenuta l'importanza di finanziare tale attività proprio durante le difficoltà economiche, in quanto unico modo per elaborare idee, concetti, strutture nuove che aiutino a superare tale empasse. E questo sostegno, si è detto, non può essere indirizzato a pochi centri perché senza un buon livello medio, le eccellenze non possono esserci.
Ma si è rimarcato soprattutto come il problema principale non sia di finanziamento ma di cultura: la ricerca deve essere un valore indiscusso e indiscutibile in quanto unica via per un possibile futuro e perché un futuro sia possibile.
Attraverso l'analisi di alcuni luoghi comuni e un dialogo serrato e partecipato con il pubblico, la ricerca chiamata ad autogiustificarsi risponde e ne esce una visione approfondita sulla cultura, la società, la politica, la letteratura. Di contro l'opinione secondo cui la ricerca sarebbe un'attività non necessaria, un lusso a cui in un momento di crisi si può e si deve rinunciare, si è sostenuta l'importanza di finanziare tale attività proprio durante le difficoltà economiche, in quanto unico modo per elaborare idee, concetti, strutture nuove che aiutino a superare tale empasse. E questo sostegno, si è detto, non può essere indirizzato a pochi centri perché senza un buon livello medio, le eccellenze non possono esserci.
Ma si è rimarcato soprattutto come il problema principale non sia di finanziamento ma di cultura: la ricerca deve essere un valore indiscusso e indiscutibile in quanto unica via per un possibile futuro e perché un futuro sia possibile.