09/09/2011

E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE. Dante Alighieri, l'Unità d'Italia e la Costituzione

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La Commedia dantesca è senza dubbio la nostra prima «carta fondamentale», quella che sancisce la nostra identità e unità linguistica e culturale. Ci son voluti più di seicento anni prima che arrivasse l'altra nostra «carta fondamentale», la Costituzione della Repubblica, quella che protegge la nostra democrazia, il nostro Stato di diritto, la nostra dignità di cittadini liberi e consapevoli. Giuliano Turone ricorre al teatro 'civile' per promuovere, con l'aiuto del capolavoro dantesco, la conoscenza e la difesa dei principi fondamentali di questa nostra Costituzione. Ne deriva così un'appassionata lezione spettacolo fatta di memoria, di denuncia e di ironia, che, coniugandosi con la voce magica dei saxofoni, si trasforma in un'orazione a difesa dei diritti inalienabili della persona.

Gianluca Pugnaloni: saxofono solista; Mantova Saxophone Quartet: Cristina Guadagnini: saxofono soprano; Alessandra Zanon: saxofono contralto; Davide Teramano: saxofono tenore; Marco Piazzi: saxofono baritono.
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Italiano
Pubblico ben vestito, biglietti nominativi, il sapore di un evento esclusivo sul palcoscenico del moderno e accogliente auditorium.
Alcuni volantini sono delicatamente poggiati sui braccioli delle comode poltrone, e mentre qualcuno li osserva incuriosito calano le luci, e fanno il loro ingresso Gianluca Pugnaloni e il Mantova Saxophone Quartet. Sulle note della primavera di Vivaldi, e tra gli applausi dei presenti, esce dalle quinte Giuliano Turone, presentando un inedita rivisitazione delle Commedia dantesca in chiave costutuzionale. Con voce ferma, impostata, cita il Sommo Poeta e sua risalita senza sosta per la «natural burella», sino al momento in cui, Virglio primo e lui secondo, usciron a «riveder le stelle». Dante l'ha ritrovata la diritta via, e noi? Dovremmo aver la salda guida della Costituzione, che invece, in tempi piuttosto recenti, viene rimessa in discussione. Ciò che garantisce il nostro essere cittadini liberi, cittadini Italiani. Italiani con la maiuscola, per dare importanza ad un aggettivo considerato spesso solo nei suoi aspetti negativi, quando si tratta di essere irrisi dalla testata internazionale di turno, o dagli stranieri in visita nel nostro Paese.
I «liberi servi», così definisce la classe politica attuale Turone, chiedendo una riforma costituzionale, osano ridiscutere quegli articoli che mettono il Paese nelle mani dei cittadini, attraverso la separazione dei poteri, la corte costituzionale. Articoli che nessuno, mai, aveva anche solo pensato di toccare. «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchie».

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