06/09/2012
LAICITÀ IN FORSE
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A che punto si trova la laicità oggi, sia nella sua dimensione filosofica circa i rapporti tra ragione e fede, fra sapere e credere; sia nella sua dimensione politica, circa i rapporti tra stato e religioni, tra pubblico e privato, tra spazio pluralistico inclusivo e comunità esclusive di credenti? Mentre le trasformazioni demografiche rafforzano il bisogno di identità e tradizione, la politica cerca alleanze con la religione per guadagnare consenso. Se la crisi intacca conquiste laiche di diritti, dignità ed eguaglianze, riproponendo privilegi sociali e simbolici, nonché gerarchie tradizionali di genere tra uomini e donne, pure la laicità resta la condizione della convivenza pluralistica e perciò della stessa democrazia. Un confronto tra Stefano Levi della Torre ("Laicità, grazie a Dio") e Lea Melandri ("Amore e violenza").
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Italiano
Viviamo tempi difficili. Da ogni parte ci arrivano notizie che preferiremmo non registrare: diminuzione dell'occupazione, diminuzione del PIL, diminuzione della fiducia. Manca un obiettivo comune da raggiungere, uno spirito di squadra condiviso che ci faccia sentire uniti e pronti a lottare per lo stesso fine. Dove trovare la speranza? Dove vedere la Provvidenza?
In questo triste scenario, forse ha un senso riflettere sulla storia dell'uomo, se non altro per comprendere più da vicino da dove veniamo e dove siamo diretti. Da questo punto di osservazione è impossibile non considerare come partenza il rapporto storico tra laicità e religione.
Stefano Levi della Torre, autore del libro "Laicità, grazie a Dio", ha provato a confrontarsi su questo tema con Lea Melandri, parte attiva del movimento delle donne negli anni settanta ed oggi insegnante e scrittrice.
A chi si chiede il senso di questo confronto, considerando la differenza dei punti di vista dei due autori, bisogna rispondere con attenzione. Tralasciando risposte importanti ma ovvie come l'importanza della lotta per la laicità, Levi della Torre conduce un'analisi rapida ma precisa della storia dell'uomo e ne analizza in particolare il rapporto con la religione. Mettendo
in guardia sulla facilità dell'integralismo che fa risparmiare sforzi, Levi della Torre esprime la necessità di un'indagine
sul rapporto tra laicità e religione. La globalizzazione ha creato convivenze che possono trovare spazio solo in condizioni di laicità.
Nei periodi storici forti, intesi quelli in cui vige un'idea condivisa sulla direzione del mondo, si assiste ad una regressione del movimento religioso: gli ultimi due secoli, dal risorgimento in poi, sono stati caratterizzati da questa tendenza.
Oggi, invece, la condizione di crisi generalizzata, può indurre ad interrogarsi e a cercare risposte su terreni trascendentali che riportano inevitabilmente in campo la religione. La secolarizzazione della religione ha creato le democrazie che vivono e prolificano in condizioni di equilibrio: alla Chiesa il compito di occuparsi di questioni spirituali ed alla democrazia quello di occuparsi delle istituzioni. In questo periodo si assiste ad una senescenza della democrazia che ha smarrito gli obiettivi ideali creando un dislivello tra Chiesa e Stato. Non trovando equilibrio tra domande e risposte, gli uomini perdono la direzione e brancolano nel buio.
L'economia del vivere necessita di punti fermi, di cristallizzazione.
È fondamentale, secondo Levi della Torre, non escludere la religione da un'analisi seria perché il suo repertorio simbolico ha memoria degli uomini sin dall'origine della storia: vede la laicità come l'attitudine mentale a porsi domande, la consapevolezza della relatività storica del sapere laddove lo spirito confessionale è affidamento a risposte già date. Quando consideriamo perché le cose sono e non abbiamo risposte, la religione supera l'argomento addomesticando il mistero: consola dall'angoscia e cura dall'abisso di non conoscenza. Consolazione e cura, però, nascondono un'illusione senza la quale saremmo comunque perduti.
Questo è il nodo del rapporto indissolubile tra laicità e religione. L'uomo è libero di scegliere: il pensiero religioso è quello che ha preparato il pensiero irreligioso. L'importante, ammonisce Levi della Torre, è essere laici nei confronti di se stessi: farsi delle domande di fondo.
La difficoltà nasce dal fatto che l'occhio vede tutto ma non se stesso.
L'aiuto, oggi più che mai, può arrivare dall'esterno: bisogna immaginare lo sguardo dell'altro su noi stessi, in modo da riproporzionare le cose. Lo sguardo è deformato in funzione di chi guarda. Per questo Levi della Torre ha voluto confrontarsi con Lea Melandri, per opporre un'angolazione diversa al suo sguardo da uomo. Dal canto suo, Lea Melandri ci fornisce un punto di vista puramente femminile che concorda a tratti con la visione di Levi della Torre e a tratti se ne discosta.
La conclusione comune, che deve servire come spunto di riflessione per tutti, è la necessità che il laico adoperi verso se stesso lo stesso spirito critico che riserva alla religione e attinga anche dal repertorio simbolico della Chiesa, considerandolo comunque importante per l'uomo.