06/09/2012

IL RE DEI GIUDEI

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«Chi è Rumkowski?» si chiede Primo Levi in "I sommersi e i salvati": «Non è un mostro, e neppure un uomo comune. (...) Mi pare che nella sua storia si possa riconoscere in forma esemplare la necessità quasi fisica che dalla costrizione politica fa nascere l'area indefinita dell'ambiguità e del compromesso». Chaim Rumkowski è una delle figure più controverse in cui ci si imbatte studiando la storia della persecuzione degli ebrei durante il nazismo. Insediato a capo del ghetto di Łòdź nel 1939, vi rimase per quattro anni, governando in modo dispotico e pragmatico insieme. Uno dei più apprezzati scrittori svedesi, Steve Sem-Sandberg, ci riporta nel 'regno' di Rumkowski attraverso "Gli spodestati", un romanzo corale in cui la disperata lotta per la sopravvivenza porta allo sconvolgimento dell'ordine morale. Lo incontra lo scrittore Francesco M. Cataluccio.

Con il contributo di Kulturradet / Swedish Arts Council.
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Italiano
Svedese
Ha ancora senso, nel 2012, cercare di interpretare la psiche dei carnefici dell'Olocausto? Chaim Rumkowski è forse uno dei meno nominati quando si parla di barbarie, ma resta una delle personalità più controverse del genocidio più conosciuto del Novecento. Già lo scrittore ebraico Adolf Rudnicki ne "I topi" affermava che la letteratura non si sarebbe mai occupata di un personaggio come Rumkowski, pura trattandosi di un personaggio che si direbbe inventato, degno di un grande scrittore. Anche Primo Levi aveva parlato di questa figura ne "I sommersi e i salvati", facendo riferimento alla cosiddetta 'zona grigia', culla di quella arendtiana banalità del male per cui i carnefici più spietati erano coloro che nella 'vita normale' conducevano un'esistenza tranquilla. Francesco Cataluccio pone Rumkowski sullo sfondo di Lòdz (si pronuncia 'Lucc'), soprannominata «la Manchester della Polonia», la città in cui Wladyslaw Reymont ambientò il celebre "La terra promessa" (da cui Wajda trasse l'omonimo film). La domanda che Cataluccio pone è la più scontata, e forse per questo la più difficile: Rumkowski è da considerarsi al pari degli altri criminali nazisti? Il ritratto che ne fa lo svedese Steve Sem-Sandberg ne "Gli spodestati" è cupo: Rumkowski era un pedofilo, ma è considerato un eroe da molti suoi compaesani ai quali risparmiò la deportazione e quindi lo sterminio. Di lui si ricorda il celebre discorso del settembre 1942, nel quale Rumkowski si rivolgeva ai propri compaesani. «Datemi i vostri figli [...] bisogna tagliare braccia e gambe al ghetto per farlo sopravvivere». Da quel programmatico, macabro si ricavano due elementi importanti: il narcisismo di Rumkowski, e il fatto che quest'ultimo avesse sotto controllo ogni attività del ghetto, dalla banca alla polizia. Il fatto che le deportazioni ordinate dal capo del ghetto fossero «parti del suo corpo che egli stesso era costretto ad amputare» sono indice dello squiibrio del personaggio. Quello che interessa a Sem-Sandberg è però l'analisi delle personalità multiple di Rumkowski; analizzarne un solo aspetto significherebbe condannarne la persona in partenza, senza studiarla: è forse questo l''errore' commesso dalla Arendt e da chi (come Littell nel bestseller "Le benevole") si limita ad etichettare i nazisti come pazzi. Va poi ricordato come, di fatto, oggi a posteriori si sappia quasi tutto della tragedia, ma nel 1941 gran parte dei crimini nazisti erano ignorati da un gran numero di persone.

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