06/09/2012
GIARDINO. COSTO O RISORSA? Incontro e world cafè
2012_09_06_042
Dal progetto Gardmed, dall'idea di sottolineare l'importanza dei giardini mediterranei, della loro ricchezza e peculiarità, Festivaletteratura prende l'occasione per allargare la riflessione sul tema della tutela dell'ambiente e del paesaggio, da ritenersi una necessaria risorsa, una ricchezza da salvaguardare per lo sviluppo dei territori e delle loro comunità. Stena Paternò, del progetto Gardmed, l'antropologo Rosario Sapienza e la giornalista Pia Meda coinvolgeranno i partecipanti all'incontro i quali, divisi in piccoli gruppi, avranno la possibilità di porre quesiti, avanzare proposte, condividere o discutere diverse opinioni nel tentativo di raggiungere una futura proposta di lavoro.
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Italiano
Nella frescura di un angolo di giardino, viene presentato un dibattito sulla valorizzazione e le potenzialità dei Giardini Mediterranei; attraverso il World Café si tenta di creare un'impollinazione di punti di vista sul tema, un efficace metodo di comunicazione il cui risultato è un alveare di idee. Settanta menti divise per gruppi cercano di rispondere alle domande poste da due esperti, con la propria sensibilità e le proprie conoscenze rendendo l'incontro corale e formativo.
I Giardini Mediterranei non sono luoghi naturali: l'utile e il bello sono intrecciati dall'uomo per produrre, massimizzando l'utilizzo delle risorse, e per creare un complesso armonioso di ristoro. Servono sia per la soddisfazione dei bisogni sia per il piacere degli occhi.
Cosa definisce un giardino come 'mediterraneo'? Una risposta univoca e soddisfacente non esiste, il tema è poco studiato e poco valorizzato in letteratura; eppure è immediata la consapevolezza che questi luoghi possano implementare stili di vita più sobri e un utilizzo delle risorse più austero, scoprendone al contempo le logiche e l'identità estetico/funzionali. I giardini mediterranei d'altronde sono punti fermi che danno certezza e presidiano il territorio rendendolo unico e inimitabile. Puntarli nella mappa geografica e collegarli per creare una rete, ci aiuta a percepirli e pensarli come un'entità unitaria per lo sviluppo economico del territorio, sia a livello nazionale sia locale.
Da costo ordinario della pubblica amministrazione, come trasformare questo bene pubblico in risorsa? Il progetto GardMed sta cercando di dare una risposta a questo problema/opportunità.
Come creare dunque valore? Dalle grandi politiche ambientali all'appannaggio del singolo come eccezione, resistono come esempio pulsante della necessità dell'uomo di mantenere in vita ciò che lo ospita. Per fare ciò è necessario riottenere e divulgare le conoscenze sul territorio, dal know how delle antiche tecnologie, come l'irrigazione in profondità rispetto a quella a pioggia, allo studio delle potenzialità economiche di questi inestimabili patrimoni, cercando nuovi modi per viverli e creando microeconomie virtuose. Non in secondo luogo incrementare la partecipazione, nel contesto socio-economico in cui sono situati, dando responsabilità al singolo o ad una collettività, come agente attivo del cambiamento locale.
Di seguito le domande presentate ai partecipanti:
A cosa serve oggi il giardino mediterraneo?
1) Rappresenta il territorio in cui è collocato e l'ambiente culturale che lo ha espresso, l'arte che sottintende la creazione del giardino sottolinea lo spirito mediatore di emozioni.
2) Ambivalentemente può essere un museo contemplativo o una piazza per attività permanente.
3) Tutela le piante antiche assieme alla biodiversità, mitiga il cambiamento climatico, trasmette educazione e la voglia del trasformare, quindi del fare.
Di cosa ha bisogno il giardino mediterraneo, oggi?
1) In primis dell'attenzione e dell'interesse, i semi sono prima nella mente dell'uomo, poi nella terra.
2) Ha bisogno di divulgazione culturale, concretezza tecnica, progettazione economica. Non ultimi gli sponsor, le imprese sono parte della società d'altronde, utilizzano il territorio e qualcosa al territorio dovranno pur restituire.
Cosa puoi fare tu per il tuo giardino?
1) Lavorarci e trasmettere questa passione alle persone vicine, avere pazienza e non cedere ad eventuali insuccessi.
2) Separarlo dagli altri spazi, come cortili e parcheggi, prendermene cura, aprirlo e condividerlo, renderlo un luogo di ristoro, vivibile, visibile e visitabile.
3) Creare degli esempi ed iniziative per responsabilizzare il singolo, rendendolo partecipe nella cura di una singola pianta.
Raccontarsi il modo per creare la cultura e la sensibilità, che già esistono in altre parti d'Europa, stimola su un argomento che nel particolare cerca delle risposte che però se universalizzate pungono la matrice della società italiana, dalla governance partecipata alla creazione di un mercato/industria culturale che sono l'opportunità per dare valore al bene pubblico e imparare a gestirlo attivamente.
I Giardini Mediterranei non sono luoghi naturali: l'utile e il bello sono intrecciati dall'uomo per produrre, massimizzando l'utilizzo delle risorse, e per creare un complesso armonioso di ristoro. Servono sia per la soddisfazione dei bisogni sia per il piacere degli occhi.
Cosa definisce un giardino come 'mediterraneo'? Una risposta univoca e soddisfacente non esiste, il tema è poco studiato e poco valorizzato in letteratura; eppure è immediata la consapevolezza che questi luoghi possano implementare stili di vita più sobri e un utilizzo delle risorse più austero, scoprendone al contempo le logiche e l'identità estetico/funzionali. I giardini mediterranei d'altronde sono punti fermi che danno certezza e presidiano il territorio rendendolo unico e inimitabile. Puntarli nella mappa geografica e collegarli per creare una rete, ci aiuta a percepirli e pensarli come un'entità unitaria per lo sviluppo economico del territorio, sia a livello nazionale sia locale.
Da costo ordinario della pubblica amministrazione, come trasformare questo bene pubblico in risorsa? Il progetto GardMed sta cercando di dare una risposta a questo problema/opportunità.
Come creare dunque valore? Dalle grandi politiche ambientali all'appannaggio del singolo come eccezione, resistono come esempio pulsante della necessità dell'uomo di mantenere in vita ciò che lo ospita. Per fare ciò è necessario riottenere e divulgare le conoscenze sul territorio, dal know how delle antiche tecnologie, come l'irrigazione in profondità rispetto a quella a pioggia, allo studio delle potenzialità economiche di questi inestimabili patrimoni, cercando nuovi modi per viverli e creando microeconomie virtuose. Non in secondo luogo incrementare la partecipazione, nel contesto socio-economico in cui sono situati, dando responsabilità al singolo o ad una collettività, come agente attivo del cambiamento locale.
Di seguito le domande presentate ai partecipanti:
A cosa serve oggi il giardino mediterraneo?
1) Rappresenta il territorio in cui è collocato e l'ambiente culturale che lo ha espresso, l'arte che sottintende la creazione del giardino sottolinea lo spirito mediatore di emozioni.
2) Ambivalentemente può essere un museo contemplativo o una piazza per attività permanente.
3) Tutela le piante antiche assieme alla biodiversità, mitiga il cambiamento climatico, trasmette educazione e la voglia del trasformare, quindi del fare.
Di cosa ha bisogno il giardino mediterraneo, oggi?
1) In primis dell'attenzione e dell'interesse, i semi sono prima nella mente dell'uomo, poi nella terra.
2) Ha bisogno di divulgazione culturale, concretezza tecnica, progettazione economica. Non ultimi gli sponsor, le imprese sono parte della società d'altronde, utilizzano il territorio e qualcosa al territorio dovranno pur restituire.
Cosa puoi fare tu per il tuo giardino?
1) Lavorarci e trasmettere questa passione alle persone vicine, avere pazienza e non cedere ad eventuali insuccessi.
2) Separarlo dagli altri spazi, come cortili e parcheggi, prendermene cura, aprirlo e condividerlo, renderlo un luogo di ristoro, vivibile, visibile e visitabile.
3) Creare degli esempi ed iniziative per responsabilizzare il singolo, rendendolo partecipe nella cura di una singola pianta.
Raccontarsi il modo per creare la cultura e la sensibilità, che già esistono in altre parti d'Europa, stimola su un argomento che nel particolare cerca delle risposte che però se universalizzate pungono la matrice della società italiana, dalla governance partecipata alla creazione di un mercato/industria culturale che sono l'opportunità per dare valore al bene pubblico e imparare a gestirlo attivamente.