04/09/2013
PASSIONI COMUNI
2013_09_04_012
Due delle voci più apprezzate della letteratura europea si incontrano per la prima volta dopo la pubblicazione dei loro ultimi romanzi, accomunati dal tema della guerra. Almudena Grandes prosegue, con "Il ragazzo che leggeva Verne", il riuscito progetto di una serie di romanzi chiamati "Episodi di una guerra interminabile". Con "Limbo", Melania Mazzucco ha saputo raccontare non solo la guerra in Afghanistan, ma anche quella per diventare adulti in Italia. Partendo dalla loro comune passione per la storia e la letteratura, racconteranno al pubblico cos'altro, come scrittrici e come donne, le avvicina o le distingue.
English version not available
Italiano
Lei raccontava storie... In questo caso, loro, le autrici, raccontano storie. Da una parte, nella veste di intervistatrice, Melania Mazzucco. Dall'altra Almudena Grandes, scrittrice spagnola, spumeggiante nel ruolo di intervistata. Due donne che raccontano storie.
Perché Festivaletteratura è la festa del libro, delle parole, delle storie. Stimolata dalle domande della scrittrice italiana, Grandes si entusiasma, parla del suo progetto, dei sei libri che dovrà finire (i primi due sono già stati pubblicati) per chiudere il cerchio, per superare finalmente il dolore della guerra civile e del franchismo. Romanzi sulla memoria, su come nel presente si vive il ricordo del passato. Perché in Spagna è ancora difficile parlare di queste cose. E la realtà storica, come ha constatato più volte l'autrice, è molto diversa da quello che la gente sa. Attraverso il racconto poi, anche le piccole storie, le singole persone riprendono vita e una dimensione quasi epica, che altrimenti sarebbe persa nelle sabbie del tempo e dell'oblio. «Anche il passato cammina» e la libertà di fare letteratura non deve mai sconfinare nella manipolazione, ma concentrarsi sull'interpretazione del passato, come già ricordava Cicerone. Perché sono successe certe cose, come sono potute accadere violenze, guerre, torture? E, contemporaneamente, come si sono vissuti quei momenti? Come facevano le persone a convivere con questa realtà?
Davvero questi racconti popolari, queste 'ballate', assomigliano sempre di più ai poemi epici. Perché si riesce a far emergere l'eroismo di certe figure, anche nelle piccole cose di ogni giorno, mentre tutto intorno il mondo crolla. E si forma sempre più un circuito virtuoso: libri (ancora loro) che danno gioia e ispirazione in questa realtà devastata. Libri che generano libri, storie che generano storie. Libri che generano scrittori in un continuo susseguirsi di lingue, mondi, epoche diverse. Il piccolo protagonista della Grandes che si rifugia in Jules Verne. La Mazzucco che paragona le epiche popolari all'"Iliade", all'"Odissea", all'"Eneide". Perché non torni l'oblio, perché non manchi la memoria del bene e del male, per non vivere più l'esperienza del silenzio. In Spagna. Ma forse sarebbe auspicabile anche in Italia.
Perché Festivaletteratura è la festa del libro, delle parole, delle storie. Stimolata dalle domande della scrittrice italiana, Grandes si entusiasma, parla del suo progetto, dei sei libri che dovrà finire (i primi due sono già stati pubblicati) per chiudere il cerchio, per superare finalmente il dolore della guerra civile e del franchismo. Romanzi sulla memoria, su come nel presente si vive il ricordo del passato. Perché in Spagna è ancora difficile parlare di queste cose. E la realtà storica, come ha constatato più volte l'autrice, è molto diversa da quello che la gente sa. Attraverso il racconto poi, anche le piccole storie, le singole persone riprendono vita e una dimensione quasi epica, che altrimenti sarebbe persa nelle sabbie del tempo e dell'oblio. «Anche il passato cammina» e la libertà di fare letteratura non deve mai sconfinare nella manipolazione, ma concentrarsi sull'interpretazione del passato, come già ricordava Cicerone. Perché sono successe certe cose, come sono potute accadere violenze, guerre, torture? E, contemporaneamente, come si sono vissuti quei momenti? Come facevano le persone a convivere con questa realtà?
Davvero questi racconti popolari, queste 'ballate', assomigliano sempre di più ai poemi epici. Perché si riesce a far emergere l'eroismo di certe figure, anche nelle piccole cose di ogni giorno, mentre tutto intorno il mondo crolla. E si forma sempre più un circuito virtuoso: libri (ancora loro) che danno gioia e ispirazione in questa realtà devastata. Libri che generano libri, storie che generano storie. Libri che generano scrittori in un continuo susseguirsi di lingue, mondi, epoche diverse. Il piccolo protagonista della Grandes che si rifugia in Jules Verne. La Mazzucco che paragona le epiche popolari all'"Iliade", all'"Odissea", all'"Eneide". Perché non torni l'oblio, perché non manchi la memoria del bene e del male, per non vivere più l'esperienza del silenzio. In Spagna. Ma forse sarebbe auspicabile anche in Italia.