05/09/2013

VITE DA SCEGLIERE

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«Mi sento vicino ai primi scritti di Knut Hamsun» ha scritto Per Petterson. «Esistenziale in una società riconoscibile, potrei dire. Sono molto interessato alle scelte che facciamo, o non facciamo, nella vita, e che definiscono il nostro modo di essere». Autore di numerosi romanzi, lo scrittore norvegese ha ottenuto la sua consacrazione internazionale con Fuori a rubar cavalli. Sullo sfondo di una natura fascinosa e ostile, sono esperienze fondamentali quelle che toccano i suoi personaggi - la perdita, la guerra, l'amore filiale e fraterno - di fronte alle quali è la capacità di prendere in mano la vita a dimostrarsi decisiva. Incontra l'autore di Maledico lo scorrere del tempo il giornalista Stas' Gawronski.

Con il contributo di NORLA Norwegian Literature Abroad.
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Per Petterson, norvegese, di padre svedese e di madre danese, nato a Oslo nel 1952, ha cominciato tra i 17 e i 18 anni a nutrire il desiderio di diventare scrittore, paradossalmente sentendosi inadeguato a tale compito. Lavorando come libraio e traduttore ha comunque sviluppato una forte relazione con la letteratura, ammirando C. Bukowski, R. Carver e il connazionale K. Hamsun, premio Nobel per la letteratura, dai quali è stato influenzato; si autodefinisce seguace della filosofia di Sartre e di Kierkegaard, mostrando grande interesse per le scelte di vita. Ha finalmente esordito come scrittore all'età di 35 anni, con una raccolta di novelle.
Aveva appena finito di scrivere la prima, dal titolo "Ecolandia", quando perse quattro familiari, cioè i genitori, un fratello e un nipote nel disastro del traghetto "Scandinavian Star"; pochi giorni prima sua madre aveva definito il suo racconto 'infantile' e lo aveva esortato ad impegnarsi più a fondo, come racconta egli stesso in un'intervista a "The Guardian". Questa dolorosa vicenda gli ispirerà il romanzo "Fuori per rubar cavalli" (2003), che ottiene un grande successo; l'incidente rafforza in lui l'impressione di dover correre da solo questa corsa esistenziale. Nel frattempo, dal 1987 ad oggi, scrive 12 tra racconti e romanzi, tradotti in 40 lingue e insigniti di numerosi riconoscimenti. Oggi al Festival il suo interlocutore è Stas' Gawronski, autore e conduttore di "Cult Book", il format televisivo di Rai Educational dedicata ai grandi libri di ieri e di oggi: la trasmissione, escludendo le chiacchierate tra intellettuali, vuole riportare l'attenzione sulla biografia dell'autore e sulle vicende narrate nelle sue opere, recuperando il gusto della storia e del destino dei suoi personaggi.
Oggi, sotto il tendone nel cortile dell'Archivio di Stato, il caldo è pesante; ma appena i due interlocutori avviano il loro dialogo, con l'aiuto di un'interprete, l'attenzione viene immediatamente catturata ed il tempo passa leggero, veloce. "Maledico lo scorrere del tempo", l'ultimo romanzo di Per Petterson, dimostra che la letteratura non è evasione, ma trattazione di questioni importanti: l'affettività, lo scorrere del tempo, la capacità di porsi le giuste domande a cui talvolta mancano le risposte, in un mondo ormai bombardato di risposte facili e immediate. I personaggi sono in parte autobiografici, ma l'alter ego del romanzo, afferma l'autore, è colpito più duramente di lui e deve riprendersi più velocemente dai colpi inferti dalla vita. Non bisogna, comunque, temere di mostrarsi 'patetici', di vivere intensamente i sentimenti interiori, perché solo così può affiorare l'inconscio che guida la mente e la mano dello scrittore a sbozzare personaggi, a narrare vicende, a comporre un grande puzzle nel quale, alla fine, pare che ogni pezzo vada misteriosamente ad occupare il posto che gli spetta.

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