06/09/2013
UNA STORIA PARTIGIANA
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«Oggi, una storia della Resistenza ha senso civile unicamente come corpo a corpo (). Per guardare non a santini né a mostri, ma a figure vere. E per cercare di compiere, insieme alle migliori fra queste, un nuovo passaggio di valori e di memoria». Nel suo recente Partigia, Sergio Luzzatto sceglie di dedicarsi completamente a una piccola storia, a un 'segreto brutto', come l'ha definito uno dei partigiani coinvolti: Primo Levi. Nella ricostruzione delle cause che portarono alla controversa esecuzione dei giovani combattenti Fulvio Oppezzo e Luciano Zabaldano, Luzzatto cerca di restituire all'indagine storica sulla Resistenza la paura, l'inadeguatezza, l'impreparazione di chi giovanissimo prendeva le armi, dando più forza e verità al significato morale e politico della loro azione. Dialoga con lui Marco Belpoliti, studioso dell'opera di Primo Levi.
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Italiano
Un episodio controverso della guerra partigiana? Molto meglio. Un tributo ad un grandissimo testimone del genere umano come Primo Levi. Una storia di uomini, di ragazzi, impreparati, travolti dalla guerra, dalla guerra civile. Il libro di Sergio Luzzatto, agli occhi dello studioso Marco Belpoliti, è proprio un racconto letterario nel vero senso della parola. Certo, presenta delle parti incompiute, che lasciano magari perplessi. Ma tutta la critica, positiva e negativa, che è nata intorno al testo, risulta quasi ridicola e fortemente fuori contesto. Perché il libro, invece, è ricchissimo di tutto. Di ricerca filologica, di studio approfondito della produzione di Primo Levi. Della storia che gira intorno al 'fatto brutto' inserito da Levi ne "Il sistema periodico". Della sua vita, della sua testimonianza. Perché Levi fu sempre testimone delle vicende umane, nella sua breve esperienza da partigiano e in quella molto più importante e devastante del lager. Ma sempre testimone. È stato questo destino alla testimonianza che ha spinto Luzzato a raccontare questa storia, forse un'incompiuta nella vita di Levi. In più, la varietà dei personaggi coinvolti. I due ragazzi giustiziati, i compagni sconvolti, il cattivo della storia. La zona grigia, che in nuce troviamo qui, avrà il suo tragico compimento nell'esperienza di Auschwitz. Perché Primo Levi poté vivere l'esperienza partigiana solo attraverso questo episodio. Perché la sua testimonianza doveva essere portata alla fine. Si doveva chiudere un cerchio. Magari forzando un po' lo spirito dell'autore torinese.≪Ma finché noi non analizzeremo tutta la storia e scopriremo tutta la verità sulla resistenza, lo faranno gli altri, travisando sicuramente la realtà≫. Era semplicemente giunto il momento di scrivere non solo le cose che piacciono, ma tutta la verità. Rendendo un doveroso omaggio, ancora una volta, a Primo Levi.