07/09/2013

RELIGIONE ED EMOZIONE. Vie dell'ansia e vie del cuore verso il divino

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Sotto l'ampio e accogliente mantello della religione, c'è posto, e tanto, anche per le emozioni. Timore, gioia, estasi, liberazione: il lessico universale della fede ci parla del divino, ma lo fa secondo il linguaggio dell'anima. Molto prima di Freud, millenni in anticipo rispetto alle scoperte della psicologia e della sociologia, il rito e il misticismo hanno saputo convogliare le energie profonde del nostro sé. E ancora oggi, nel precario fai-da-te del postmoderno, i movimenti religiosi si propongono come saperi totali, non solo della mente, ma anche del corpo, capaci di dare un senso al piacere e, abilità ancor più rara, al dolore. Giuliano Boccali, esperto dell'India estetica ed estatica, e Farian Sabahi, conoscitrice della cultura persiana e dell'Islam, discutono del rapporto vitale tra fede e passione. Conduce l'incontro Silvana Greco, sociologa delle emozioni.
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Italiano
Ancora una volta un viaggio. Attraverso paesi e culture. Attraverso il Medio Oriente, arrivando fino in India e oltre. Alla ricerca di emozioni. Alla ricerca di una religione del cuore. Farian Sabahi, Giuliano Boccali e Silvana Greco ci invitano a questo viaggio, per recuperare la sfera emozionale della religione. Infatti, negli ultimi anni, l'approccio positivistico allo studio della religione ha purtroppo scisso il concetto di religione da quello emozionale. E le scienze sociali non hanno recuperato questa distanza. Invece, se si studia in profondità la storia delle religioni, si può notare subito come il cuore abbia un ruolo fondamentale. Nel buddismo, nell'islam e anche nel cristianesimo. I due comandamenti più importanti che ci lascia Gesù parlano di amore, verso Dio e verso il prossimo. Perché le emozioni riescono persino a modificare la percezione del mondo. Se sono positive ci rendono più disponibili, più aperti, veramente pronti ad amare il nostro prossimo. E ci permettono di scoprire qualcosa di noi, qualcosa che magari i problemi quotidiani ci hanno fatto colpevolmente dimenticare. Nell'induismo tutta la vita è un rituale. L'adorazione attraverso l'ospitalità, l'acqua profumata, i fiori, gli incensi, i profumi, i suoni e i colori, fanno parte di un percorso sensoriale che ci mette positivamente in contatto con la sacralità del mondo. Perché tutto è sacro. Perché tutto è nato in un particolare momento, quando c'erano gli dei, nell'età dell'oro per eccellenza. Quello che tiene insieme la società diventa quindi questa sacralità che lega gli dei al mondo reale. Il mondo islamico non potrebbe essere più diverso da come viene dipinto da noi occidentali. La letteratura persiana è piena di riferimenti all'amore, alla gioia, al paradiso che esiste già sulla terra. Anche in questo ambito, la dimensione emozionale è fortissima: nelle case iraniane, quando c'è un problema o sia ha bisogno di avere dei consigli, si citano poesie, si leggono i canzonieri di poeti che danno ispirazione all'agire quotidiano. Ci sono rimandi anche a shock molto forti, come i rituali tantrici nell'induismo o alla sofferenza fisica in certe processioni islamiche (che ricordano quello che avviene ancora in certi paesi del sud Italia in occasione di feste religiose). Ma la religione è, e deve continuare ad essere, una religione del cuore, con colori, musica, profumi come in oriente. O una continua ricerca spirituale, ancora una volta emozionale, per noi cristiani occidentali. E uno dei metodi per avvicinarsi a tutte queste esperienze è ancora una volta il viaggiare. Anche con le parole, come qui al Festival.

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