07/09/2013
LO SGUARDO DI MARTINI
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Secondo il cardinal Ravasi, quello di Carlo Maria Martini «era tendenzialmente uno sguardo verso l'oltre, che cercava di individuare i percorsi futuri. In questo senso, si può dire veramente che la sua funzione fosse 'profetica', e profeta di per sé è colui che è ben piantato nella Storia e ne intuisce i movimenti, le tensioni». A poco più di un anno dalla sua scomparsa, Festivaletteratura torna a ricordare la figura di Carlo Maria Martini, sollecitando il contributo di due delle persone che lo hanno conosciuto più da vicino: il giornalista Marco Garzonio ("Il profeta"), che ha seguito quotidianamente l'episcopato di Martini a Milano sin dai primi giorni del suo insediamento, e mons. Damiano Modena, segretario personale del cardinale nella fase più sofferta della sua malattia e autore di "Carlo Maria Martini. Custode del mistero nel cuore della storia."
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Italiano
Un altro ricordo di una personalità straordinaria. A testimoniare i diversi aspetti della vita del Cardinale Carlo Maria Martini, anche il Vescovo di Mantova, suo primo portavoce durante il mandato di Martini come Vescovo di Milano. Poi Marco Garzonio, giornalista del Corriere della Sera che lo segue proprio da quegli anni, e infine monsignor Damiano Modena, suo segretario negli ultimi anni di vita. Una vita piena, ricchissima di episodi, di insegnamenti, di parole. Sempre abbandonandosi completamente a Dio. È il destino dei grandi non arrivare mai al mondo per il quale si è sempre lavorato, verso il quale si è sempre sperato. Come Mosè vedendo la terra promessa. Ma è Gesù che ci dà ancora una volta la chiave per comprendere: se il seme non muore, non può portare frutto. Così come la perdita della voce che diede a Martini, uomo di parole, la possibilità di dare ancora più forza alle poche frasi che poteva pronunciare. E la stessa cosa accadde per la sua curiosità, che si faceva sempre più intensa, anche nei confronti degli ospiti e dei collaboratori, continuamente sollecitati con domande continue. Garzonio ricorda con passione gli anni di Milano, di quando Martini divenne il primo vescovo popolare, nel senso più positivo possibile del termine. In cammino con il popolo, tra la gente, a piedi. E le sue parole, quelle veramente profetiche, per una Chiesa che voleva diversa. Forse non avrà visto il suo sogno avverarsi, ma adesso starà comunque guardando con gioia quello che accade con Papa Francesco. Ed è questo che dobbiamo cercare nell'insegnamento del cardinal Martini, gli elementi di continuità tra quello in cui credeva e quello che sta succedendo. Francesco ha chiesto di pregare per lui dal balcone di San Pietro, così come fece Martini appena insediato a Milano. Papa Bergoglio si riferisce a se stesso come Vescovo di Roma e Martini spese moltissimo per la causa ecumenica, per l'unione dei cristiani, per un ecumenismo del popolo. Questo 'spirito' nuovo che finalmente sembra aver aperto una nuova epoca, ha sempre sollecitato Martini ad andare avanti. «Dona al tuo popolo Signore, pastori che sappiano portare inquietudine alla falsa pace delle coscienze». Per poter rinascere ogni volta. Per poter risorgere ogni volta. Il cardinal Martini visse gli anni del terrorismo, della 'Milano da bere' che si trasformò presto nella capitale della corruzione, dell'inizio della crisi. Tutto quello che accade adesso, non è cominciato ieri. «Non mi ascoltavano quando parlavo». È cominciato tutto allora. Già nel 1986 esortava i giovani dicendo «non lasciatevi rubare il futuro!». Quanto è vera questa frase oggi. Perché alla fine, per comprendere appieno le 'profezie', bisogna ritornare ad avere la dimensione ordinaria della profezia stessa, nelle nostre azioni quotidiane. «Dobbiamo tornare ai giorni del rischio», disse padre Davide Turoldo. Così tutta la vita è stata spesa per il prossimo, rischiando, diventando scomodo, sognando una Chiesa diversa. Sempre con timidezza, con estrema umiltà, a Gerusalemmme come a Milano. Vivendo la santità (sono parole di mons. Modena) in maniera nascosta, senza farsi troppo vedere. «Lampada per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino». Solo questo conta. Santo umile, grande uomo, grande vescovo.