05/09/2014

UN ANIMALE CHE RACCONTA STORIE

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Quanto tempo passiamo a leggere libri, guardare film, o semplicemente persi nelle nostre quotidiane fantasie? Le storie sono per l'uomo ciò che l'acqua è per i pesci. Secondo Jonathan Gottschall, esponente di spicco del darwinismo letterario, la propensione dell'uomo alla narrazione discende da ragioni evolutive. Grazie all'estrema versatilità del racconto, l'uomo ha infatti l'occasione di far crescere le proprie competenze sociali, prefigurare le conseguenze di azioni o eventi senza correre rischi, vivere più vite parallelamente accumulando esperienze. Avvalendosi di apporti psicologici, neuro-biologici e della sua esperienza di educatore, l'autore di L'istinto di narrare dimostra, in dialogo con Raffaele Cardone, come la finzione sia la più «antica e potente tecnologia di realtà virtuale che simula i grandi dilemmi della vita umana».
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Nella suggestiva cornice della basilica palatina di Santa Barbara, alla presenza di Jonathan Gottschall, autore del libro "L'istinto di narrare" (sottotitolato "Come le storie ci hanno resi umani") si è discusso di come le storie facciano parte della nostra vita e di come influiscano su di essa. Partendo dalla constatazione che viviamo completamente immersi in un mondo di storie (quelle reali, quelle dei sogni o delle nostre fantasticherie, quelle del cinema e della letteratura), Gottschall ha pensato di applicare un approccio metodologico scientifico alla sua passione per la letteratura; infatti, riscontrando una sempre maggior difficoltà nel fare ricerca in campo umanistico, con le metodologie proprie di queste discipline, ha voluto trovare un punto di incontro interdisciplinare per svelare come mai l'uomo abbia bisogno di storie. Questo tipo di approccio alla narrazione, così scientifico, non è visto di buon occhio dalle accademie, poiché temono che 'l'intrusione' della scienza nel campo umanistico possa danneggiare la 'magia' della finzione narrativa. Secondo Gottschall questo è un atteggiamento che non ha ragione di esistere: da parte sua si tratta solo di avere un nuovo sguardo sulle cose. Da un punto di vista evoluzionistico non ci si spiega da dove provenga l'istinto di narrare, un istinto innato che non risponde a nessuna esigenza pratica. L'essere umano si distingue dagli altri animali perché ha la coscienza delle cose, le sa. Oltre ad essere 'homo sapiens', egli è 'homo fictus': ha la capacità di raccontare storie. Il ruolo delle storie nella vita dell'essere umano è intimamente connesso alla sua immaginazione: fin da piccoli siamo abituati ad inventare storie e ad esserne completamente assorbiti. Spesso, le storie che inventiamo o immaginiamo prevedono situazioni dure o dilemmi da risolvere. Perché? Probabilmente le storie nascono come simulatori di problemi, ossia una 'prova generale' per le situazioni della vita che ci permette di affrontarle meglio quando esse si presentano. Nonostante la rapida evoluzione delle tendenze narrative e la crisi dell'editoria, Gottschall ha concluso il suo intervento con una nota di speranza: ciò che cambia sono le modalità attraverso cui si esprime la finzione narrativa, ma le storie saranno sempre presenti e l'uomo non cesserà d'essere un animale che racconta storie.

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