05/09/2014

L'EVOLUZIONE UMANA. IL GRANDE RACCONTO

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Il percorso evolutivo che ha dato origine alla nostra specie è un meraviglioso viaggio, che inizia dai primati e arriva a quelle scimmie antropomorfe che si misero in posizione eretta diventando bipedi migliaia di anni fa. Comprendere l'uomo attraverso la sua storia, secondo Giorgio Manzi, paleoantropologo e autore di Il grande racconto dell'evoluzione umana, è una delle sfide più affascinanti della scienza, perché è nel profondo che troviamo il nostro posto nella natura.
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Sicuramente, in questo modo Manzi è riuscito a rendere accessibile al pubblico, e ad avvicinarlo, a tematiche così specifiche. Ma non solo, dal 1974, data del ritrovamento di Lucy, le scoperte hanno iniziato a susseguirsi, fino a sovrapporsi. Occorre quindi mettere ordine, ripercorrere passo  dopo passo quel lasso di tempo che ci ha portati alla scoperta del nostro antenato, di quell'anello mancante per far tornare i conti della teoria dell'evoluzione umana. Il punto di partenza, il «c'era una volta» di questa storia, è ambientato nella Germania del 1856, quando venne scoperto il curioso fossile di uno scheletro che ha dato vita alle più disparate teorie, fino ad arrivare ad una definizione finale: 'homo neanderthalensis'. Da questo punto iniziale, si passa per la scoperta, nel 1294, di resti fossili in Africa, confermando ciò che anni prima aveva già detto Darwin, senza ricevere alcun consenso. Iniziano così le ricerche in questo continente, che portano ad una conclusione: l'esistenza di due tipologie di primati differenti, principalmente nell'alimentazione.   Ma il punto di svolta fondamentale, a cui si è giunti grazie a tutte queste premesse, coincide con la conclusione della nostra storia: siamo arrivati al 1974, quindi alla scoperta di Lucy, cioè il punto di congiunzione tra le due tipologie di primati. Quello che è veramente incredibile della scienza è che più scopri, più vorresti scoprire. E così è stato per l'appassionato pubblico di Manzi, che è stato fortemente incuriosito dalle sue parole, e se non fosse stato per il caldo sole di mezzogiorno, non si sarebbe mai stancato di fare domande.  

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