La scienza ci mostra mondi nuovi e stupefacenti: nell'enormità dell'universo siamo perduti in un angolo irrilevante, spazio e tempo si curvano e spariscono a piccola scala, la materia è costituita dal fluttuare di onde che solo interagendo possono dare vita all'esistente. Una ragnatela di scambi di informazione, in cui piante, animali e pensieri sono meno dissimili dalle stelle e dalle montagne di quanto abbiamo mai immaginato. Questo universo strano e misterioso ci è anche estraneo ed ostile? Carlo Rovelli, fisico teorico all'Università di Marsiglia e autore di La realtà non è come ci appare, prova a raccontare perché questo mondo è più simile a noi di quello fatto di soli sassolini che corrono nella scienza del Settecento, o di quello fatto di angeli e diavoli nella fantasia medioevale. Un mondo in cui possiamo sentirci a casa.
L'evento 135 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente il suo svolgimento era previsto presso il Teatro Ariston.
Chi dice che gli italiani sono un popolo di umanisti, più dediti alle materie letterarie che a quelle scientifiche, probabilmente non era presente all'incontro con Carlo Rovelli. Fisico e saggista, con assegni di ricerca in Italia e Stati Uniti, attualmente è ordinario di fisica teorica all'Università di Aix-Marseille, dove dirige il gruppo di ricerca in gravità quantistica del Centre de Physique Théorique di Marsiglia. E di fisica quantistica ha parlato oggi incantando l'attento pubblico di Santa Barbara arrivato per scoprire di cosa è fatto il mondo. Non è una domanda da poco: Ravelli racconta la storia dell'evoluzione del pensiero filosofico e scientifico sull'argomento. Si parte con Talete, filosofo greco, per il quale tutto è composto d'acqua e si continua con Anassimandro, secondo cui il mondo è costituito da un'unica sostanza che non possiamo vedere, l'apeiron, regolata da leggi da scoprire. Con Democrito si registra un salto concettuale, perché si arriva al concetto di atomo. Tutto è fatto di atomi, dalle piante, al nostro corpo, al pianto di un bambino. E 2000 anni dopo, la scienza moderna parte proprio da questo concetto per parlare prima di spazio e particelle con Newton, poi di campi con Maxwell, e infine di campi che sono fatti essi stesse di particelle con Einstein e infine Eizemberg, con i quali nasce la meccanica quantistica. Grazie a numerosi esperimenti si è riusciti a dimostrare che anche lo spazio e il tempo sono costituiti da particelle. La scienza per Ravelli non è narrazione, non è leggenda, ma è «il solo vero modo per mettersi in contatto con la realtà che ci circonda, per costruire l'immagine dell'uomo confrontandola continuamente con l'idea collettiva degli altri» è «una discussione sulla propria relazione con il mondo, basata sull'efficacia, sulle tracce che il mondo stesso ci lascia». E questo è quello che davvero dovrebbe rassicurarci: se tutto è fatto di atomi, se anche il sapere, le informazioni che noi ci scambiamo sono fatte di particelle e noi stessi siamo fatti di scambi di informazioni, allora «non siamo esterni al mondo, siamo parte del mondo, siamo a casa». Tantissime le domande del pubblico, da quelle tecniche a quelle più grandi e aperte. Cosa c'è fuori dall'universo? Quanto possiamo avere di sicuro sulla gravità quantistica a loop, concetto di cui è tra i fondatori? Rovelli risponde da fisico e da scienziato, con le teorie che ad oggi sono state provate. Ma visto che scienza è «seguire le tracce», ciò non significa che un giorno queste risposte non saranno, pur continuando a rimanere valide nei loro ambiti, inglobate in risposte più ampie che le includeranno come casi particolari. Dobbiamo continuare a rimanere curiosi proprio per questo.