09/09/2017

LA YURTA NELLA STEPPA

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Le prime cose che vengono in mente parlando di Mongolia sono forse gli sconfinati spazi dalla bellezza primordiale che la contraddistinguono. Eppure, dal 2013, lo stato asiatico si è trasformato anche nella casa di Yeruldelgger Khaltar Guichyguinnkhen (Yeruldegger, per comodità), investigatore della squadra omicidi di Ulan Bator cresciuto da monaci buddhisti e nato dalla mente di Ian Manook, scrittore francese di origini armene il cui vero nome è Patrick Manoukian. «Per me lui è l'incarnazione della Mongolia», afferma l'autore di "Morte nella steppa" e "Tempi selvaggi": «vuol dire che sembra un personaggio solido, capace di battersi contro tutti, ma nel contempo nella sua vastità è molto fragile». La penna di Manook dipinge un coacervo di contraddizioni in bilico fra l'antica cultura tradizionale e le nuove esigenze della modernità, con un'ambientazione unica che è valsa allo scrittore numerosi premi letterari dedicati al giallo. Dialoga insieme a lui Luigi Caracciolo.
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